lunedì 29 ottobre 2018

La simbologia della Creazione nell'ufficio vespertino

Tra settembre e ottobre, dopo l'ininterrotta serie di feste iniziata a giugno, cadono non pochi giorni in cui è possibile gustare l'ufficio feriale del rito romano, con il suo antichissimo patrimonio innodico, che (nonostante qualche, talora troppo invadente, adattamento metrico ad opera di Urbano VIII nel XVII secolo) rimonta agli uffici monastici così come si cantavano almeno dal VII secolo.

Osservando gl'inni dei Vesperi, è possibile notare l'esistenza di una forte simbologia legata alla Creazione: durante i sette giorni della settimana gl'inni assegnati ripercorrono i sette giorni della Creazione, quasi come se essa si rinnovasse in quel momento. Analizziamo brevemente tali inni, tenendo presente che la settimana inizia con il vespero del sabato, che danno inizio al primus dies che è la Domenica.

  • Sabato: Jam sol recedit igneus; è un inno di lode alla Trinità, alla Divinità che esiste da prima di tutti i secoli; prima che ogni cosa fosse creata, Essa esisteva, ed Essa creò ogni cosa, sicché non è possibile iniziare a ripercorrere la Creazione senza lodare il suo sommo principio.
  • Domenica: Lucis creator optime; la Creazione della luce, del giorno e della notte.
  • Lunedì: Immense coeli conditor; Creazione e separazione del cielo, della terra, delle acque sopra la terra.
  • Martedì: Telluris alme conditor; la separazione della acque dalla terra.
  • Mercoledì: Coeli Deus sanctissime; la creazione del sole, della luna e delle stelle.
  • Giovedì: Magnae Deus potentiae; la Creazione degli animali.
  • Venerdì: Hominis superne conditor; la Creazione dell'uomo.

Per comprendere quest'attenta scelta operata dalla nostra tradizione, è necessario considerare un elemento tanto imprescindibile quanto dimenticato della nostra liturgia, ossia il suo carattere cosmico. La liturgia cristiana, in quanto espressione di una Religione fortemente uranica, non può prescindere dal ciclo celeste. Se consideriamo questo carattere, unitamente al fatto che nella tradizione ebraica (ripresa poi da quella Cristiana) il giorno va da tramonto a tramonto, il Vespero è il primo momento di tutta la giornata liturgica, e dunque ben si adatta a rappresentare l'inizio di tutto, ossia la divina Creazione del cielo e della terra. Subito dopo il Vespero, però, vengono le tenebre: sono le tenebre del peccato originale, e un'atmosfera di contrizione domina tutto l'ufficio notturno, finché giunge il giorno, e sul finire del Mattutino (cioè il canto del Benedictus delle Lodi) sorge il Sole di Giustizia, che rischiara coloro che sono nelle tenebre e nell'ombra della morte; e si compie così la storia della Salvezza, con la celebrazione della Messa, cantata al mattino, quando la luce solare che filtra da Oriente rappresenta Cristo che viene, nella quale ha compimento l'attesa del Salvatore che si è proclamata durante tutte le ufficiature notturne, e nella quale infine si rinnova il Divin Sacrificio della nostra Redenzione.


Una simbologia pressoché identica esiste nell'ufficio vespertino bizantino, che inizia, subito dopo la benedizione e il Δεῦτε προσκυνήσωμεν, con un προοιμιακὸς ψάλμος fisso, ossia il salmo 103, non a caso conosciuto presso i Padri della Chiesa come "Il Poema della Creazione". La simbologia sottesa è ovviamente molto simile: riporto il commento che ne fa il padre Andrej Chizhenko, apparsa diversi mesi fa su Pravoslavie.ru

"E al salmo, dopo l'esclamazione "Anima mia, benedici il Signore", si apre dinnanzi a noi tutta la cronaca della Creazione. L'inizio dei Vespri è un simbolo dell'esistenza pre-eterna di Dio - della Santissima Trinità - e della Creazione dal nulla operata dall'Altissimo. Ogni versetto di questo salmo è traboccante di denso lirismo e di profondo significato. Ad esempio, il primo verso: Mio Signore, mio Dio, sei veramente grande: di onore e di maestà ti sei vestito, ci narra che Dio è inconoscibile e incomprensibile nella sua essenza, sia per gli angeli che per gli uomini, ed è più potente di qualsiasi creatura sulla Terra: il santo Re e profeta Davide ci offre un parallelo con la Genesi, il primo libro della Bibbia, narrandoci la Creazione. Dio è vestito di una luce inavvicinabile e veste i Cieli così come un uomo è rivestito della propria pelle.

Dopodiché, il salmo fa un parallelo con la Genesi anche sulla Creazione degli Eccelsi e della Terra: Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.  Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Il salmo 103 ci parla della creazione delle nuvole, dei venti, delle tempeste, e degli Angeli, servitori della Gloria di Dio, che lo servono in tutto l'Universo. E infine vi è un passaggio interessante del salmo: e [hai creato] il mare solcato dalle navi, ove alberga il Leviatano, affinché sia deriso. Il prof. Alexander P. Lopukhin ritiene che il leviatano sia un antico essere estinto (un dinosauro, per intendersi), descritto anche in Giobbe (cap. 40-41). Sicuramente non è un coccodrillo dei tempi moderni! Sant'Atanasio il Grande dava invece un'altra interpretazione, dicendo che il leviatano sarebbe il demonio: le ultime parole del versetto, "affinché sia deriso", sembrano avvalorare questa tesi. I versi finali del salmo parlano dell'autore della vita, di Dio stesso:  Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati,be rinnovi la faccia della terra. Se il Signore decide di togliere il suo Spirito, ogni cosa appassisce e si degrada, e se invece il Signore manda il suo Spirito, ogni cosa fiorisce e vive. Gli ultimi versi alludono alla caduta dei demoni e dei peccatori, e la glorificazione di Dio: Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi. Benedici il Signore, anima mia. E così si conclude la storia sacra del primo mondo, e inizia l'Alleanza in attesa del Messia.

Per questo il Salmo 103 è chiamato "introduttivo" e viene cantato ai Vespri con grande enfasi, aprendo le porte regali e incensando tutta la chiesa (1): è segno di comunione diretta fra Dio e l'Uomo, il fatto che il sacerdote incensi il popolo in chiesa è simbolo del fatto che Dio camminava fra gli uomini, e la chiusura delle porte regali alla fine del salmo rappresenta la cacciata di Adamo dall'Eden. Ecco la storia di pentimento, di lotta contro il peccato, di contrizione. E inizia ora la storia dell'attesa del Salvatore, del Redentore, il nostro Signore Gesù Cristo (2).

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NOTE di Traditio Marciana

(1) Quello d'incensare la chiesa durante il salmo introduttivo è un costume unicamente praticato nella Chiesa Russa, laddove gli altri tipici, sul modello di quello costantinopolitano, prescrivono semplicemente che il sacerdote legga segretamente le preghiere della sera.
(2) Il modello è sicuramente l'ufficiatura monastica, particolarmente quella che ancor oggi si pratica sull'Athos, l'agripnìa, in cui una sola lunghissima celebrazione (circa 13 ore!) senza soluzione di continuità ha inizio con il Vespero alla sera e termina all'alba del giorno successivo con la Divina Liturgia. Il tipico della Chiesa Russa conserva ciò solo come simbolo, ovverosia prescrive di celebrare unitamente Vespero e Mattutino alla vigilia delle grandi feste, in modo che simbolicamente questa celebrazione duri "tutta la notte" (appunto in russo si definisce Всено́щное бде́ние, "veglia di tutta la notte"), ancorché nell'uso parrochiale non superi la durata di due ore.

Nelle immagini: scene dai mosaici della Creazione del duomo di Monreale, XII secolo (segnatamente, creazione del cielo; creazione degli animali; creazione della donna).

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