lunedì 10 dicembre 2018

Translatio almae domus BMV

Deus, qui beátæ Maríæ Vírginis domum per incarnáti Verbi mystérium misericórditer consecrásti, eámque in sinu Ecclésiæ tuæ mirabíliter collocásti: concéde; ut, segregáti a tabernáculis peccatórum, digni efficiámur habitatóres domus sanctæ tuæ. Per eúndem Dóminum.

O Dio, che per mezzo del mistero del Verbo Incarnato consacrasti misericordiosamente la casa della beata Vergine Maria, e la collocasti miracolosamente nel seno della tua Chiesa: concedi che noi, allontanati dalle tende dei peccatori, diveniamo degni abitanti della tua santa casa. Per lo stesso Signore.
(Orazione della festa della Traslazione della Santa Casa, 10 dicembre) 

Saturnino Gatti, Traslazione della Santa Casa, 1510

Oggi ricorre la festa della Traslazione miracolosa della Santa Casa della Vergine da Nazareth a Loreto. A Venezia questa festa doveva avere una certa importanza, almeno nella devozione popolare, visto che non solo la festa entrò nel calendario patriarcale, ma financo, nel 1744, il parroco di S. Pantalon fece costruire, in una cappella laterale della sua chiesa, una copia perfetta della Santa Casa custodita nella basilica lauretana. Sopra l'altare, in una nicchia, si trova una piccola statua della Vergine Maria in legno dipinto, come quella che c'è a Loreto. Sulle pareti vi sono resti di affreschi del pittore veneziano Pietro Longhi, che rappresentano la Vergine, la Sacra Famiglia, Santi e Angeli. Si tratta decisamente di un'opera straordinaria anche da un punto di vista storico-artistico, in quanto è l'unica di argomento religioso realizzata dal Longhi, famoso per i suoi piccoli quadretti di vita quotidiana a Venezia. Benché oggi sia pressoché dimenticata, la cappella della Santa Casa in S. Pantalon v'è ancora, e su richiesta è perfettamente accessibile per la preghiera.

La cappella della Santa Casa in S. Pantalon (Venezia)

Nella ricorrenza, rilanciamo questo articolo, tratto da "La voce cattolica", nel quale, oltre a raccontarsi la storia della miracolosa Traslazione, vengono fornite numerose prove e testimonianze della soprannaturalità del fatto. Anche le riflessioni finali, concernenti il razionalismo imperante e purtroppo sfregiante anche questo santo miracolo, sono degne di nota.

STORIA DELLA TRASLAZIONE

Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse il Signore nella Sacra Famiglia.

Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe celebrato l'Eucaristia conforme all’insegnamento di Gesù Cristo.

In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume, dei boscaioli trovano una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressiona molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m 9,52, una larghezza di m 4,10 e un’altezza (all’interno) di m 4,30.

Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Cristo è levata per benedire.

Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia stata abitata”, dicono i boscaioli.

Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù Cristo. Sull’altare, l’Apostolo Pietro celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità (Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume Garratt, dell’Università di Cambridge).

E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone, tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.

Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i pellegrini.

Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di proprietà.

Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati, fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.

Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio 1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.

Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo sulla collina di Tersatto”.

STORIA RECENTE

Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco, concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”, ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV) (Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge, Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.). [...]

LE PROVE SCIENTIFICHE

L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad avvenimenti scientificamente non spiegabili.

Invero:

Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione “in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.

Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.

Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.

L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli blocchi portati da Nazareth.

Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto, ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e conchiglie di chiocciole di terra.

Tale recente constatazione trova appunto preciso riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati sulla terra nuda.

Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.

Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard, op. cit.).

Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio spinoso.

Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm), venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.). Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero, di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una stupefacente identità.

I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma mai impiegata in Italia.

Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione.

Sono questi controlli scientifici che, ci sembra, dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla veridicità di chi scrive.

CONCLUSIONI

Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.

Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate.

Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi principj ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali principj, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente.

Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo.

Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Cristo vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio? L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della Divinità!

1 commento:

  1. Forse lei è già a conoscenza che qui a Venezia ne esiste una seconda copia nella chiesa di San Clemente.

    Alberto

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