Quale altro Santo, ad eccezion della tuttasanta Vergine
Maria, ha mai avuto il privilegio d’esser festeggiato non solo nel dies obitus, ma financo nel dì della
nascita terrena, se non Giovanni il Battista? Egli, il più eccelso dei profeti,
il prodromo e il precursore del Signore Nostro Gesù Cristo, il Santo più
raffigurato nell’iconografia cattolica, considerato dalla teologia “il più
vicino a Dio dopo la Madonna”. Vogliamo ripercorrere qui la missione profetica
di S. Giovanni, del quale in realtà è inutile proclamare le lodi, dopo che lo
stesso Signor nostro così ne ha parlato: Inter
natos mulierum non surrexit major Johanne Baptista.
Natività di S.
Giovanni
Il Catechismo di S. Pio X (II, 83) riporta le parole del
Vangelo di S. Luca (I, 36), affermando genericamente che Elisabetta, la santa
donna con il cui nome si apre ex abrupto il
Vangelo odierno, era parente di Maria; la tradizione popolare in Occidente la
vuole cugina della Madonna, quella Orientale, diventata addirittura parte del magistero,
vuole che ne sia la sorella, risultandone dunque che S. Giovanni è il cugino di
Nostro Signore, concepito sei mesi prima dell’Annunciazione a Maria, e nato
dunque in giugno, il 24 precisamente, come da sempre affermato dalla Chiesa d’Africa;
anche alla sua nascita era preceduta un’annunciazione, a Zaccaria, per
spiegargli come mai da sua moglie sterile sarebbe nato un figlio (le Chiese
Orientali festeggiano con gioia quest’evento il 24 settembre). Ad egli fu
imposto il nome di Giovanni, perché così era stato voluto da Dio, ancorché
secondo la tradizione gli volessero imporre il nome paterno. Dopo aver concluso
ch’egli dovesse chiamarsi col nome predestinato, suo padre Zaccaria esulta, e
magnifica il Signore con il famoso cantico Benedictus.
Tutto ciò è contenuto nella seconda parte del I capitolo del Vangelo di S.
Luca, che oggi è letto e a Mattutino e durante la Messa.
Missione prodromica
di S. Giovanni
S. Agostino ci dice che S. Giovanni fu scelto da Dio quia per hunc Dominus adventum suum, ne
subito nomine insperatu, non agnoscerent, voluit esse testatum. La missione
prodromica del Battista è scritta nei piani di Dio sin dall’inizio dei tempi, e
la Scrittura è piena di riferimenti alla figura del Precursore, colui che
precederà il Messia e lo annuncerà alle genti. S. Zaccaria stesso doveva
conoscere molto bene quei riferimenti, che gli furono poi confermati dall’angelo,
e per questo nel succitato cantico, rivolgendosi al neonato suo pargoletto, lo
appella con queste gravi parole: Et tu,
puer, propheta Altissimi vocabitur: praeibis enim ante faciem Domini parare
vias ejus, ad dandam scientiam salutis plebi ejus in remissione peccatorum
eorum. Tale missione ci è confermata dall’Inno al Logos, il I capitolo dell’Evangelo
di Giovanni, in cui si parla di un homo
missus a Deo cui nomen erat Johannes: hic venit in testimonium, ut testimonium
perhiberet de lumine, ut omnes crederent per illum. Dunque la missione del
Battista è essenzialmente quella di parare
vias Domini et rectas facere semitas
ejus, secondo le parole profetiche di Isaia (XL, 3), ch’egli stesso
riprende per descriversi (cfr. tutti gli Evangeli); non sono però certamente
mancati, nell’Israele del tempo, quanti videro in lui il vero e proprio Messia,
tale era il suo carisma e il suo rigido ascetismo, e si vennero a formare delle
vere e proprie scuole di suoi discepoli. Di queste ultime cose diremo al capo
seguente, ma S. Giovanni Evangelista sente bene la necessità di far capire che
il Battista non era il Messia, bensì solamente il suo prodromo, e infatti così
prosegue nella sua poetica introduzione: non
erat ille lux, sed ut testimonium perhiberet de lumine: erat lux vera quae
illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. L’importantissima
missione eliatica e profetica del Battista, nonché la sua speciale condizione
di parente del Dio fatto uomo e suo speciale precursore, è predetta da diversi
profeti veterotestamentari: Geremia in primis, il quale parla di se medesimo in
un modo applicabile tanto a Giovanni quanto a Cristo stesso, dicendo: ex utero matris tuae dilexi te, ti
scelsi sin dal seno di tua madre per affidarti l’ufficio profetico (o, se
vogliamo riferirla a Gesù, l’ufficio cristologico, dacché Dio Figlio era stato
generato dal Padre prima di tutti i secoli e solo negli ultimi tempi ha preso
forma carnale). S. Agostino conferma le virtù profetiche di S. Giovanni
Battista, donategli da prima della nascita (e infatti, durante la Visitazione di
Maria Santissima alla cugina Elisabetta, il futuro Giovanni sussultò nel grembo
al vedere la Madre di Dio che avea da poco ricevuto in grembo il Salvatore),
dicendo: nondum natus de secreto materni
uteri prophetavi, et exspers luxis jam testis est veritatis.
Anche Isaia parla similmente del Battista nel capitolo XLIX,
dicendo: Audite, insulae, populi de
longe: Dominus ab utero vocavit me, de ventre matris meae recordatus est
nominis mei (e immancabilmente anche qui vi sono alcuni che opinano di
riferire queste parole direttamente a Nostro Signore).
Ascetismo e
predicazione di S. Giovanni
S. Giovanni Battista in un'icona bizantina: nella tradizione orientale il Precursore spesso ha ali angeliche |
Secondo le parole di Isaia, S. Giovanni si fa vox clamantis in deserto, praticando una
rigidissima ascesi secondo l’uso giudaico del nazireato, vestendosi di pelli di
cammello e nutrendosi di locuste e miele selvatico. Secondo alcuni storicisti,
egli avrebbe fatto parte della setta essenica, la quale attendeva nel deserto
la venuta del Messia. Proprio nel suo eremo, secondo alcuni scritti
pseudoepigrafi o apocrifi, egli avrebbe ricevuto illuminazione dagli angeli
circa la sua missione, la quale consisté di due diverse fasi: la prima era la
proclamazione del Battesimo per la conversione dei peccati, fatto del tutto
nuovo rispetto alla tradizionale abluzione rituale, che come è ben noto conferì,
pur sentendosene indegno, anche a Nostro Signore; la seconda parte della sua
predicazione era invece aiutare le genti a comprendere l’identificazione del
Messia da secoli atteso con Gesù Cristo, che egli appena lo vide additò con
queste parole, riprese da Isaia e ben sintetizzanti l’offerta sacrificale di sé
stesso in espiazione, soddisfazione e redenzione compiuta da Gesù sulla Croce: Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata
mundi! Egli tuttavia, per adempiere alla sua missione, non diverrà mai un
discepolo palese di Nostro Signore, ma continuò ad amministrare una sua scuola,
dalla quale in realtà molti poi si faranno seguaci o addirittura apostoli di
Cristo, tanto da mettere poi alla prova il carisma messianico di Gesù (cfr.
Matthaeus XI), specialmente dopo la predicazione da parte di quest’ultimo della
risurrezione dei morti, la quale non compariva tra gli annunzi del Messia
profetizzati nei libri dell’Antico Testamento. In ogni caso, nonostante questa
incomprensione e il successivo anonimato sino al momento della condanna a morte
(già era stato incarcerato per la sobillazione che, agli occhi dei governanti
locali, provocava la sua predicazione profetica), egli non aveva mai mancato di
impostare tutti i suoi discorsi sull’attesa del vicinissimo Messia (che –
ribadiamo – egli stesso aveva indicato in Gesù), come si evince dalle parole
attribuitegli dai Vangeli: Venit fortopr
me post me, cujus non sum dignus procumbens solvere corriviamo calcamentorum
ejus (Marcus I, 6); Illum oportet
crescere, me autem minui (Johannes III, 30).
Non c’occupiamo qui della decollazione e della presunta assunzione
di S. Giovanni, di cui parleremo a tempo debito il 29 settembre.
Inno a S. Giovanni
Tra gl’infiniti patronati di S. Giovanni il Battista, che a
motivo della speciale sua santità è stato scelto non solo come protettore di
numerosi popoli e paesi, nonché titolare di innumerevoli chiese, e
particolarmente di quelle in cui si custodiscono le sue veneratissime (di cui
spesso in età medievale si son prodotte false copie) reliquie, vi sono anche
numerose arti e mestieri (i conciatori, e.g.), e soprattutto i cantori.
Proprio per questo Guido d’Arezzo, per rinominare per praticità
didattica le note musicali, determinando così i nomi che (cambiato qualche tempo dopo ut in do) usiamo tuttora, adottò le prime sillabe del popolarissimo inno
a S. Giovanni, ancor oggi cantato in ambo i Vespri della festa, il quale è un
vero capolavoro poetico.
Ut queant laxis resonáre fibris
Mira gestórum fámuli tuórum,
Solve pollúti lábii reátum,
Sancte Ioánnes.
Núntius celso véniens Olýmpo,
Te patri magnum fore nascitúrum,
Nomen, et vitæ sériem geréndæ
Ordine promit.
Ille promíssi dúbius supérni,
Pérdidit promptæ módulos loquélæ;
Sed reformásti génitus perémptæ
Organa vocis.
Ventris obstrúso
récubans cubíli
Sénseras Regem thálamo
manéntem;
Hinc parens nati
méritis utérque
Abdita pandit.
Sit decus Patri, genitǽque Proli,
Et tibi, compar
utriúsque virtus,
Spíritus semper,
Deus unus omni
Témporis ævo.
Amen.
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Acciocché possan con voci tonanti cantare
i tuoi servi le mirabili tue gesta, dissolvi il peccato del lor labbro inquinato, o San Giovanni.
Un messaggero scendendo dall’altissimo cielo
a tuo padre annunziò che grande saresti nato, il tuo nome, e il modo in cui vivrai, per ordin gli svela.
Egli dubbioso della celeste promessa
perse il dono di un pronto parlare; ma appena nato gli rendesti della voce perduta facoltà.
Giacendo nel ventre materno
avevi avvertito il Re che nel grembo giaceva; onde ambedue i genitori per i meriti del nato scopron i misteri.
Sia onore al Padre, e al Figlio generato,
e a te, d’ambedue pari la forza, o Spirito eterno, solo Dio in ogni tempo. Amen. |
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