Il periodo di massima attività artistica in Russa è collocabile tra l'undicesimo e il diciassettesimo secolo: stiamo parlando di un periodo molto ampio, comprendente circa seicento anni, durante i quali l'iconografia russa, sotto l'influenza bizantina, raggiunse il suo massimo splendore, continuando però a mantenere per soggetto le figure sacre.
Le icone erano dipinte su tavolette di legno, nel lato interno della quale veniva praticata un'incisione, chiamata "scrigno" o "arca", formando così una cornice rilievata sui bordi, che aveva la duplice funzione di protezione della pittura e del separare la dimensione terrestre, individuabile con l'"arca", da quella celeste rappresenta nell'icona. Sulla superficie veniva incollata una tela con colla di coniglio, materiale organico derivante appunto da cascami di pelle di coniglio, che serviva ad ammortizzare i movimenti del legno rispetto agli strati superiori.
La tela veniva infatti ricoperta con diversi strati di colla e gesso, che opportunamente levigati, permettavano all'artista di ottenere una superficie liscia, pronta per la successiva stenditura del colore, levkas, e successivamente della doratura. Dopo di che sulla tela veniva iniziato il disegno vero e proprio. Si partiva con uno schizzo preparatorio della rappresentazione. S'iniziava con la doratura di tutti i particolari (bordi dell'icona, pieghe dei vestiti, sfondo, aureola o nimbo). Quindi si cominciava col dipingere i vestiti, gli edifici e il paesaggio. Le ultime pennellate venivano effettuate con la biacca. L'effetto tridimensionale veniva reso, vista la scarsità di mezzi, da tratti più scuri distribuiti uniformemente. Particolare cura assume la lavorazione dei volti, molto più curati, elaborati e raffinati rispetto alla già osservata arte etiope. Il ritmo della coloratura corrisponde ad un insieme di canoni e regole, importate dalla cultura bizantina.
Il primo strato è una base scura sulla quale vengono sovrapposti strati di schiarimento dovuto all'uso dei colori più chiari. Al pari dell'effetto dell'ombra e della tridimensionalità, la luce nell'icona era resa solo dalla bravura dell'autore, quindi colori chiari, tenuti assieme con l'ocra mescolata, erano posti sulle parti in rilievo. La vernice rossa era disposta in uno strato sottile attorno alle labbra, sulle guance e sulla punta del naso. Infine con una vernice marrone chiara si ripassa il disegno: i bordi, gli occhi, le ciglia ed eventualmente i baffi o la barba.
I colori erano prevalentemente fabbricati personalmente dall' artista personalmente ed erano ottenuti da sostanze naturali, vegetali o minerali, oppure ottenute da piccoli processi chimici come l' ossidazione metallica. Pestati e raffinati nel mortaio, erano legati al tuorlo dell'uovo alla farina e ai derivati dell' alcol denaturato.
La sacralità dell'icona per l'ortodossia russa è sottolineata dal fatto che l'icona era considerata direttamente una epifania, una manifestazione diretta divina che operava con l'animo e con le mani dell'iconografo, lasciando così una propria immagine sulla terra. Al fine di che a sua volta si metteva in funzione della stessa. Le caratteristiche proprie dello stile russo, affermatosi, soprattutto nel XIV secolo, l'atemporalità (la dimensione del divino è fuori del tempo cronologico), spiritualizzazione del volto, l' armonia e simmetrie ottenute con proporzioni geometriche, frontalismo della figura, bidimensionalità ed incorporeità della figura rappresentata, colore come gioia dello Spirito, costruzione piramidale.
L'arte iconografica giunge in Russia da Bisanzio, tanto che a Kiev già nei secoli X-XI ,ma è in Russia che l'icona diventa importante e complementare agli arredi sacri e indispensabile alla preghiera dei fedeli. L'arte iconica russa diventa indipendente dal mondo bizantino a causa dell'isolamento del paese dovuto a molteplici invasioni barbariche subite in quel periodo.L'arte russa mostra presto la sua originalità che si eleva nella combinazione delle diverse maniere pittoriche elaborate nei centri politici e culturali quali Kiev, Vladimir, Novgorod.
La produzione di quest'ultima città mostra una struttura compositiva più astratta ed artificiosa nella scelta dei soggetti,dai colori generalmente più squillanti, mentre si osserva maggiore dolcezza lirica nell'area di Vladimir e Jaroslavl, ma alla fine del XIV secolo assume crescente importanza la scuola di moscovita. Nuova forza spirituale muove i pittori russi e la presenza di un celebre artista bizantino, Teofane detto appunto Greco,la maniera evoluta dell'arte metropolitana dei Paleologi a Novgorod prima e a Mosca poi.
Il Quattrocento sarà il secolo d'oro della pittura russa: al Cremlino di Mostra accanto a Teofane, lavora il celeberrimo Andrej Rublev, portavoce della nuova relgiosità di San Sergio di Radonež, che con pone Mosca al centro dell'unificazione delle genti russe, dilaniate al momento da sanguinose guerre fratricide
L'icona quindi è a un prototipo della futura umanità trasfigurata. L’artista non dipingeva un’icona prendendo a modello delle persone reali. Poiché la futura umanità può essere solo intravista, l’icona ne poteva rappresentare soltanto un'immagine simbolica. I volti, le mani, i corpi affilati dei santi delle icone e dello stesso Cristo, macerati nei digiuni e nelle fatiche, con quella loro estatica immaterialità ambivano a contrapporsi al “regno della carne” (alla violenza), e i loro “sensi affinati” costituivano una nuova norma nei rapporti esistenziali.
Tipico modello di icona di S. Nicola: il Santo al centro e cornice di episodi della sua agiografia |
Curiosa icona in cui un Santo orientale (S. Fanurio) incontra uno occidentale (S. Antonio da Padova) |
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