mercoledì 19 giugno 2019

Il culto eucaristico nel rito ambrosiano

di Luca Farina

Nel rito ambrosiano, il culto verso il Santissimo Sacramento si è sviluppato in maniera differente, liturgicamente parlando, rispetto al rito romano: possiede difatti peculiarità che, talvolta, servono ad accentuare aspetti diversi dell’unica Santa Eucarestia.

Occorre anzitutto affermare che, considerando il mistero eucaristico, il rito ambrosiano ne accentua maggiormente l’aspetto sacrificale rispetto a quello festivo. Infatti, il colore liturgico per l’Eucarestia è il rosso, e non il bianco, ad indicare il sacrificio redentore e il sangue versato [1]. Così, i paramenti per le processioni e benedizioni eucaristiche, per il Corpus Domini, per la Messa in Coena Domini sono di colore rosso. [2]


Riflettendo brevemente sulla celebrazione della Messa in Coena Domini (durante la quale si commemora l’istituzione dell’Eucarestia), tanto nel rito antico quanto in quello riformato, essa è celebrata infra vesperas (secondo una tradizione della Chiesa comune a diversi riti: nel rito bizantino per esempio si cantano i Vespri al mattino e segue subito la parte sacrificale della Divina Liturgia di S. Basilio; nel rito romano pre-1955 i Vespri sono cantati dopo la Riposizione del Sacramento, senza soluzione di continuità), senza il suono delle campane, senza canto del Gloria in excelsis. Tutta la Settimana Autentica, senza esclusione di giorni, è dedicata alla contemplazione di Nostro Signore Gesù Cristo nella Passione. [3]

Un ulteriore elemento che accentua l’elemento sacrificale è quello della forma dell’ostensorio: il classico romano si presenta a raggiera, quello ambrosiano a tempietto, per indicare che Colui che vi è contenuto è l’Agnello sacrificato. In realtà, come dimostrato da Monsignor Navoni, l’ostensorio a tempietto era usato anche nel rito romano, ed è di origine più antica (come è possibile vedere in alcune raffigurazioni di Santa Chiara che, evidentemente, non abitava in territorio ambrosiano, ma non solo). E’ possibile supporre che l’usanza dell’ostensorio a raggiera sia subentrato per contrastare, anche visivamente, le eresie contro la Presenza Reale.


Nello stesso saggio, Monsignor Navoni spiega che l’uso ambrosiano di portare la mitria durante le processioni eucaristiche all’esterno era esteso a tutta la Chiesa, ma fu poi eliminato dal rito romano come gesto di maggior umiltà nei confronti del Santissimo Sacramento. Infatti, nelle processioni eucaristiche, quando il vescovo si trova all’esterno indossa la mitria (come si vede nella foto in basso), ma la depone dentro la chiesa e per dare la benedizione.


A far parte dell’apparato liturgico soventemente usato per i momenti di esposizione eucaristica vi è il cosiddetto “triangolo”: come suggerisce facilmente il nome si tratta di un triangolo ligneo rivestito di stoffa rossa, con raffigurato, al centro, il monogramma JHS, o l’occhio divino oppure un semplice disegno a raggiera. Esso viene posto dietro all’ostensorio in maniera tale da far risultare, in prospettiva, il centro del triangolo con l’ostia consacrata. Tale apparato, intravisibile nella foto in basso, è ignoto al rito romano.


In fine, anche lo schema della benedizione eucaristica è peculiare: nel rito antico il celebrante canta l’orazione preceduta, more solito, dal Dominus vobiscum, a cui segue la formula tradizionale di congedo (Dominus vobiscum, 3 Kyrie eleison, Benedicat et exaudiat nos Deus, Procedamus cum pace, Benedicamus Domino). Indi vi è il Tantum Ergo, (con incensazione) il quale ha una propria melodia in canto ambrosiano. In realtà, essa era ed è poco usata, mentre riscuoteva e ancora riscuote molto successo la cosiddetta “versione popolare”, di Franz Josef Haydn [4]. Il celebrante benedice con l’ostensorio usando la consueta formula di benedizione Benedicat vos etc. etc., e non in silenzio come nel rito romano; poi incensa di nuovo, mentre si esegue O salutaris hostia.

Di seguito un paio di filmati della Benedizione Eucaristica in rito ambrosiano. In ambedue è possibile ascoltare il Tantum Ergo nella melodia popolare di Haydn.





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NOTE dell'Autore
1: pare eccessivamente “devozionistica” la spiegazione data nella Filotea del Riva, secondo cui il primo motivo per cui la Chiesa Ambrosiana usa il colore rosso per l’Eucarestia è quello di voler simboleggiare l’amore di Gesù Cristo per noi. L’aspetto primario è invece quello sacrificale e cruento.
2: non solamente le celebrazioni eucaristiche, ma anche tutte quelle che hanno per tema la Passione e il sacerdozio fanno uso di questo colore (Santa Croce, Sacro Cuore, Preziosissimo Sangue, ordinazioni…).
3: tanto prima quanto dopo la riforma, pressoché tutti gli uffici della Settimana Autentica sono celebrati in rosso, esclusa, ovviamente, la Veglia Pasquale.
4: il compositore austriaco gode di una certa popolarità nella città di Sant’Ambrogio, giacché fu anche compositore per la casa D’Asburgo, componendo nel 1797 il celebre inno dell'Impero d'Austria Gott erhalte Franz den Kaiser, di cui esisteva anche la versione in lingua italiana “Serbi Dio l’Austriaco regno”, per il Lombardo-Veneto, di cui Milano era capitale. Peraltro, uso molto diffuso nei territori facenti parte del Sacrum Imperium, particolarmente nel Friuli, era quello di cantare il Tantum ergo proprio sulla melodia di Gott erhalte, come si può sentire QUI.

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