Questa dedicazione, come abbiamo detto, non è però originaria: anticamente il santo ricordato questa domenica era il vescovo Policarpo di Smirne. Questa domenica era però soprattutto ricordato per l'appello ai catecumeni che il sacerdote rivolgeva, cantate le litanie dopo il Vangelo e il congedo degli stessi, esortandoli a prepararsi adeguatamente per la ricezione del Santo Battesimo durante la notte di Pasqua, giusta l'antica consuetudine. Di tale appello, scomparso dai tipici durante il Medioevo, possediamo una trascrizione grazie all'opera di Pavel Florenskij, dalla quale possiamo notare che il sistema con cui venivano ammessi al Sacramento i catecumeni era molto simile a quello in uso a Roma (per esempio, si accenna allo 'scrutinio di mezza Quaresima').
“Figli miei amatissimi! Conoscendo la vostra sincera fede nel Cristo e come voi stimiate il Santo Battesimo, vi esortiamo ora ancora una volta, in virtù dell’uso stabilito, per domandarvi questo: coloro che desiderano condurre al Battesimo salutare di Cristo qualcuno dei propri parenti, lo conduca dunque qui, nella santa chiesa, affinché, come conviene ai catecumeni, sia possibile istruirlo degli insegnamenti divini secondo le regole della fede. A volte in effetti succede che qualcuno si avvicini al santo mistero senza comprendere gli insegnamenti che gli sono proposti: in questo modo essi partecipano alla grazia senza conoscere assolutamente nulla. Chi dunque abbia con sé qualcuno in queste condizioni, lo conduca prima della domenica di metà quaresima poiché dopo quel giorno non permetteremo a nessuno, salvo casi di estrema necessità, di essere condotto senza esame al Battesimo nella prossima festa di Pasqua”.
Piuttosto che sulla Divina Liturgia, tuttavia, vogliamo qui soffermarci sull'Ufficio Divino, e particolarmente sul Mattutino, che è stato completamente riformato nel XIV secolo, venendo rielaborato sullo schema degli uffici dei Santi, in onore di S. Gregorio Palamàs. Vogliamo noi però andare invece a ricercare la forma precedente dell'ufficio, in cui troviamo, tra l'altro, un meraviglioso Canone, composto da S. Giuseppe l'Innografo, dedicato al tema dell'ascesi e della penitenza quaresimale, ma impostato soprattutto sulla riacquisizione da parte dell'uomo, attraverso la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo, della somiglianza divina perduta col peccato originale. Il tema dominante di questo canone è la vicenda del Figliuol Prodigo, già trattata durante la prima domenica del tempo prequaresimale, ma in una prospettiva completamente diversa, a motivo del fatto che ora il cammino penitenziale è già iniziato, ed è già stato profondamente segnato durante le prime settimane (si pensi al probante ufficio del Canone di S. Andrea, con cui si apre la Quaresima bizantina).
Nei libri liturgici non si trova più traccia di questo meraviglioso poema, ma ne siamo a conoscenza grazie a delle ristampe dell'Ottocento in slavo ecclesiastico. Riportiamo di seguito alcuni frammenti ed estratti del Canone, per poterne gustare il meraviglioso sapore quaresimale:
Accoglietemi nella Vostra pietà, o Salvatore, mentre accorro con fede, come un tempo il figliuol prodigo, e concedetemi la liberazione dei miei mali, o Cristo: rendetemi degno di recuperare con purezza la bellezza primigenia, celebrando, o Signore, la Vostra ineffabile compassione
Donatemi, o Verbo, la primitiva bellezza che ho stoltamente perduta compiendo il male.
Compassionevole Signore, Padre di ogni pietà, accogliete come il figliol prodigo colui che ritorna da vie di ogni malizia, e dando bellezza con le vesti dell’impassibilità fatemi aver parte, o buono, alla sorte di quanti Vi hanno perfettamente servito”
Accoglietemi convertito, o Padre, adornatemi con sacre vesti e rendetemi partecipe dei Vostri beni.
Accoglietemi nella mia conversione, Voi che possedete sconfinata ricchezza di bontà.
Nutrite con pensieri divini, o Cristo, colui che ha fame della Vostra grazia, e fatelo partecipe della Vostra gloria.
Corretemi incontro ed abbracciatemi, per le Vostre viscere di misericordia.
Apritemi le Vostre viscere pietose, ed abbiate compassione di me che con ardore mi getto davanti a Voi.
Fate splendere per me, giacente nella tenebra della perdizione, un raggio di pentimento, o Signore, e rendetemi splendente con le vesti di azioni virtuose, perché io sia degno del talamo spirituale e annoverato tra i figli del regno.
Lotta, affrettati, pèntiti prima che giunga il momento del taglio e tu sia reciso come albero sterile e mandato nella geenna. Dio vuole che tutti siano salvati e ti apre le Sue braccia.
Voi che non volete che nessun uomo si perda, fatemi tornare, o Verbo, perché ho deviato dal retto sentiero e come il figliol prodigo sono caduto nei precipizi e nei baratri del peccato: così io magnificherò il Vostro amore per gli uomini che oltrepassa ogni pensiero.
La terra e tutto il cielo insieme faranno festa, vedendo me pentito, o pietoso, accolto dalle Vostre sante viscere: celebreranno il Vostro amore per l’uomo e acclameranno apertamente: Gloria al solo nostro Dio, Che vuole che tutti siano salvati.
Ritengo si commentino da sola la poeticità e la spiritualità profonde di questi versi, che purtroppo il rito bizantino in una delle sue (pochissime) riforme liturgiche ha perduti. Vogliamo proporci cionondimeno di rileggerli e meditarli di sovente durante questa Quaresima, perché ci possano essere da 'metro' quando dovremo valutare a che punto sia giunto il nostro cammino di ritorno alla luce incommensurabile della maestà divina dall'abisso insondabile delle tenebre del peccato in cui siamo caduti. Dobbiamo intraprendere questo cammino, però, con la certezza che Cristo, con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ci ha già acquistato la possibilità di riscatto, liberandoci dalle catene della morte e spalancandoci le porte del regno senza fine, e pertanto vogliamo inneggiare a Lui, in questo cammino verso la celebrazione di sì grandi misteri:
Per quanti camminano nelle tenebre dei peccati, siete sorto come luce o Cristo, nel tempo della continenza: mostrateci anche il giorno solenne della Vostra passione, affinché a Voi acclamiamo: Sorgete, o Dio! E abbiate pietà di noi.
(Tropario degli αἶνοι della II Domenica di Quaresima prima della riforma del 1368)
fonte rielaborata
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