lunedì 19 febbraio 2018

Preghiera di S. Efrem il Siro

La preghiera più caratteristica della Grande Quaresima è senza dubbio la breve supplica composta dal monaco S. Efrem il Siro, che viene recitata, con numerose prostrazioni, durante tutti gli uffici bizantini del tempo quaresimale.

Da essa si comprende la prospettiva nella quale si pone il cristiano praticante, che vuole seguire in tutto non solo l'ortodossia (la retta dottrina), ma anche l'ortoprassi (la retta pratica di vita spirituale). Tutto ciò che ripiega la persona su se stessa (ozio, curiosità, superbia, loquacità, giudizio del fratello) viene rigettato. Viene fermamente richiesto quanto appartiene alla pura oblatività (saggezza, umiltà, pazienza, amore) nella serena considerazione della propria creaturalità (vedere le mie colpe). Naturalmente tutto ciò non è finalizzato ad acquisire una moralità che edifichi gli altri. Si può dire che sia paragonabile all'attenzione del funambolista il quale, se vuole attraversare la corda e giungere alla fine del suo esercizio, prende le dovute precauzioni. Queste precauzioni sono ripresentate alla memoria, durante il momento liturgico, e domandate a Dio. Senza di esse non c'è spirito quaresimale ma non c'è neppure Cristianesimo dal momento che il Cristianesimo è una realtà che si vive e che, alla fine, coincide con il Cristo stesso.

TESTO GRECO

Ποιοῦμεν τὰς τρεῖς μεγάλας μετανοίας, Εἶθ' οὕτω, λέγομεν καθ' ἑαυτοὺς καὶ ἕνα στίχον τῆς Εὐχῆς: 
Κύριε καὶ Δέσποτα τῆς ζωῆς μου, πνεῦμα ἀργίας, περιεργίας, φιλαρχίας, καὶ ἀργολογίας μή μοι δῷς.
Πνεῦμα δὲ σωφροσύνης, ταπεινοφροσύνης, ὑπομονῆς, καὶ ἀγάπης χάρισαί μοι τῷ σῷ δούλῳ.
Ναί, Κύριε Βασιλεῦ, δώρησαι μοι τοῦ ὁρᾶν τὰ ἐμὰ πταίσματα, καὶ μὴ κατακρίνειν τὸν ἀδελφόν μου, ὅτι εὐλογητὸς εἶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. Ἀμήν.
Μετὰ δὲ ταύτας, ἑτέρας μικρὰς ιβ' λέγοντες καθ' ἑκάστην
Ὁ Θεὸς, ἰλάσθητί μοι τῷ ἀμαρτωλῷ, καὶ ἐλέησόν με.
Kαὶ πάλιν μετάνοιαν μεγάλην, καὶ τὸν τελευταῖον στίχον τῆς ἀνωτέρω Εὐχῆς:
Ναί, Κύριε Βασιλεῦ, δώρησαι μοι τοῦ ὁρᾶν τὰ ἐμὰ πταίσματα, καὶ μὴ κατακρίνειν τὸν ἀδελφόν μου, ὅτι εὐλογητὸς εἶ, εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων. Ἀμήν.

TESTO SLAVO

Господи и владыко живота моегω, духъ праздности, оунынїѧ, любоначалїѧ и празднословїѧ не даждь ми.
Духъ же цѣломѹдрїѧ, смиренномѹдрїѧ, терпѣнїѧ и любве, дарѹй ми рабѹ твоемѹ.
Ей Господи Царю, даруй ми зрѣти моѧ прегрѣшенїѧ, и не ωсуждати брата моегω, якω благословенъ еси во вѣки вѣковъ. Аминь

TRADUZIONE E NOTE

Si fanno tre grandi prostrazioni, dicendo per ciascuna uno stico della preghiera: 
Signore e Padrone della mia vita, non datemi (1) uno spirito di ozio, di curiosità (2), di superbia (3) e di loquacità.
Fate invece dono al vostro servo di uno spirito di saggezza (4), pentimento, pazienza e carità.
Sì, o Signore e Sovrano, donatemi di vedere i miei peccati, e di non giudicare il mio fratello, poiché voi siete benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
Dopodiché, si fanno dodici piccole prostrazioni, dicendo per ciascuna:
O Dio, siate propizio a me peccatore, e abbiate misericordia di me. (5)
E di nuovo una grande prostrazione, dicendo l'ultimo stico della pregheira:
Sì, o Signore e Sovrano, donatemi di vedere i miei peccati, e di non giudicare il mio fratello, poiché voi siete benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

(1) La versione slava pre-nikoniana ha ωтжεни ѿ мεнε, che significa "togli da me". Questo errore (non in linea con la grande tradizione monastica orientale, come si può vedere dai discorsi dell'abate Isaias di Sketis [V secolo], che afferma che ogni spirito, anche negativo viene da Dio in qualche modo) è stato corretto nella revisione dei testi del XVII secolo in не даждь ми. La versione precedente è ancora usata dai Vecchi Credenti.
(2) La revisione nikoniana ha però mantenuto (così come aveva quella pre-riforma) la parola оунынїѧ, che significa piuttosto "negligenza, scoramento", e traduce il greco ἀκηδίας. Sono però stati trovati tardi manoscritti greci che presentavano tale parola al posto di περιεργίας, e dunque è probabile che Nikon avesse utilizzato uno di questi.
(3) Nei testi pervenutici ci sono in realtà alcune varianti: alcuni testi, anziché φιλαρχίας, hanno φιλαργυρίας, ossia "avidità". Tale è anche il significato di празднословїѧ, segno che tale tradizione manoscritta è stata accettata da coloro che hanno tradotto in slavo ecclesiastico la preghiera. In Italiano traduciamo "superbia", anche se questo termine non è il più adatto, ove la traduzione letterale sarebbe "brama di essere superiore". Per distinguere, quando nel commento tradurremo "superbia", sarà questa brama di superiorità; quando tradurremo "orgoglio", sarà più propriamente il sentirsi superiori agli altri.
(4) E' interessante notare che gli inglesi traducono σωφροσύνης come "chastity", secondo il significato del termine nell'inglese medievale, che non indica solo la "castità", ma più in generale la discrezione, la prudenza e la solidità della mente, il che calza perfettamente al senso profondo del termine greco.
(5) Nell'uso slavo si usa fare le dodici prostrazioni dicendo semplicemente Господи, помилуй (Signore, abbiate misericordia). Infatti, la traduzione dello stico non è riportata nel TESTO SLAVO trascritto sopra.

COMMENTO
tradotto e adattato da uno scritto di p. Alexandros Smeman

Perché questa breve e semplice preghiera occupa un posto così importante nell'intero culto della Grande Quaresima? Essendo di fatto una lista di tutti gli elementi negativi e positivi dello spirito, costituisce, per così dire, una "regola" della nostra lotta spirituale nel periodo quaresimale. Questa lotta mira anzitutto alla nostra liberazione da alcune malattie spirituali di base, che infestano le nostre vite e ci rendono incapaci di rivolgerci a Dio.

La pigrizia
La prima malattia è la pigrizia. La pigrizia è quella strana passività del nostro essere, che ci spinge sempre verso il basso, piuttosto che in alto, e costantemente ci convince che non è possibile cambiare, e quindi non c'è bisogno di voler cambiare. E' un cinismo profondamente radicato, che blocca ogni sfida spirituale con un "Perché", e manda in pezzi la nostra vita spirituale. Questa è la radice di tutti i peccati, perché avvelena ogni energia spirituale fino alla sua fonte più profonda.

La curiosità
Il risultato della pigrizia è la curiosità. E' uno stato di vigliaccheria che tutti i Padri della Chiesa considerano il più grande pericolo dell'anima. Stanchezza, scoraggiamento, l'incapacità dell'uomo di vedere tutto ciò che è buono o positivo! E' la riduzione di tutto alla negatività e al pessimismo. E' davvero un potere demoniaco, perché Satana è fondamentalmente un bugiardo: sussurra bugie all'uomo su Dio e il mondo, riempie la vita di oscurità e negatività. E' il suicidio dell'anima, perché quando un uomo ne è posseduto è totalmente incapace di vedere e volere la luce.

La superbia
Ah, lo spirito di superbia! Sembra strano, ma la pigrizia e lo sconforto sono proprio quelli che riempiono la nostra vita di superbia. Tutto il nostro atteggiamento verso la vita viene infettato, e siamo spinti a cercare la superiorità, un atteggiamento radicalmente sbagliato nei confronti degli altri
Se la mia vita non è orientata a Dio, se non è attratta dai beni eterni, inevitabilmente diverrà egoista ed egocentrica, il che significa che tutti gli altri diventano mezzi della propria auto-soddisfazione. Se Dio non è il mio Signore e Maestro di vita, il mio ego allora diventa la mia guida, il centro assoluto del mio mondo, e prendo ad apprezzare tutto sulla base delle mie esigenze, delle mie idee, dei miei desideri e le mie valutazioni.
Quindi, lo spirito di superbia diventa il mio peccato principale nelle relazioni con gli altri: diventa una ricerca della loro sottomissione a me. La superbia non sempre si esprime come un desiderio di ordinare e sottomettere gli altri; può essere anche espresso come indifferenza, disprezzo, mancanza di interesse, di attenzione e rispetto. Ed è proprio la superbia, insieme alla curiosità, che, rivolgendosi agli altri, aggrava il suicidio spirituale con l'omicidio spirituale.

Loquacità
Infine, la loquacità. L'uomo, generalmente, è dotato della capacità di parlare. Tutti i Padri vedono in questo dono il "sigillo" dell'immagine divina, perché Dio stesso è stato rivelato come il Verbo (cfr. S. Giovanni I, 1).
Ma il dono supremo è anche il rischio più forte. Così come può essere l'espressione dell'uomo e il mezzo della realizzazione personale, per la stessa ragione, è il mezzo della caduta, dell'autodistruzione, del tradimento e del peccato. La parola salva e la parola uccide, la parola salva e la parola avvelena. La parola è il centro della verità, ma è anche un mezzo per la menzogna demoniaca.
Pur avendo un potere fondamentalmente positivo, la parola, allo stesso tempo, ne ha uno terribilmente negativo. La parola può essere positiva o negativa. Quando è distaccata dalla sua origine divina, il suo scopo divino si trasforma in loquacità. Ciò va ad aggiungersi alla pigrizia, alla curiosità e alla superbia, trasformando la vita in un inferno, e facendo dominare il peccato.
Questi quattro punti sono quelli negativi del pentimento, sono gli ostacoli sul nostro cammino. Ma solo Dio può spostarli. Ecco perché la prima parte di questa preghiera è un grido proveniente dal profondo del cuore dell'uomo indifeso. Quinci, la preghiera si sposta verso gli scopi del pentimento.

La saggezza
La saggezza. Bisogna interpretare rettamente il significato di questa parola, spesso fraintesa: potrebbe essere la controparte positiva della parola pigrizia. Il "salto", anzitutto, è la rottura della nostra inerzia, dell'incapacità di vedere globalmente. Pertanto, questa sanità di mente nel vedere il tutto è totalmente il contrario alla pigrizia.
Anche se si è abituati a interpretare la parola saggezza in un dato modo, essa rappresenta piuttosto la totalità che Cristo riporta dentro di noi, e lo fa ripristinando la vera scala di valori e facendoci tornare a Lui.

L'umiltà
Il primo e meraviglioso frutto della saggezza è l'umiltà. Soprattutto, è la vittoria della verità in noi, la rimozione della menzogna in cui viviamo. Solo l'umile è degno della verità, solo l'umile può vedere e accettare le cose come sono, e in tal modo vedere Dio, la sua grandezza, la sua benevolenza e il suo amore in ogni cosa. Ecco perché, come sappiamo, Dio "disperde i superbi e dà grazia agli umili.

La pazienza
Dopo la saggezza e l'umiltà, naturalmente, segue la pazienza. L'uomo falso è impaziente, perché è cieco a se stesso e frettoloso nel giudicare e condannare gli altri. Con una conoscenza scarsa, incompleta e distorta delle cose, considera tutto in base alle sue preferenze e idee. E' indifferente a tutti quelli che lo circondano, eccetto se stesso, vuole che la sua vita abbia successo, in quel preciso istante.
La pazienza, ovviamente, è una virtù veramente divina. Dio è paziente non perché sia "condiscendente", ma vede la profondità di tutte le cose, perché la loro realtà interna, che nella nostra cecità non possiamo vedere, si svela solo in Lui. Più ci avviciniamo a Dio, più diventiamo pazienti e più riflettiamo su questo amore infinito per tutti gli esseri, che è l'attributo principale di Dio.

Amore
Infine, il culmine e il frutto di tutte le virtù, di ogni sforzo, è l'amore. Questo amore, che, come abbiamo detto, può essere dato solo da Dio, è lo scopo di ogni preparazione spirituale ed esercizio. 

Orgoglio
Questa parola riassume la richiesta finale della preghiera di San Efrem. Qui, alla fine, c'è solo un pericolo: l'orgoglio. L'orgoglio è la fonte del male, e tutto il male è orgoglio. Tuttavia, non è abbastanza per me il vedere i peccati, perché anche questa apparente virtù può essere trasformata in orgoglio. I testi patristici sono pieni di avvertimenti circa la forma insidiosa di sopraelevazione  che si nasconde sotto le vesti di umiltà e di autoaccusa ("falsa umiltà"), e che può portare ad un orgoglio veramente demoniaco. Ma quando vediamo i nostri difetti e non critichiamo i nostri fratelli, quando in altre parole, la saggezza, l'umiltà, la pazienza e l'amore sono una cosa sola in noi, allora e solo allora l'eterno nemico -l'orgoglio- sparirà da noi. 

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