domenica 4 febbraio 2018

La Σταυροθήκη del Card. Bessarione

La storia del preziosissimo reliquiario della S. Croce, appartenuto al vescovo greco-ortodosso, poi Cardinale di Santa Romana Chiesa, Bessarione, colui che forse più d'ogni altro s'adoperò nel XV secolo -specie durante il Concilio Fiorentino- per riunificare gli orientali scismatici alla Chiesa Romana.
Articolo tratto da Bisanzio.

Il 29 agosto del 1463 il Guardian grando della Scuola grande della Carità (1), Marco da Costa, e altri confratelli si erano recati al monastero veneziano di San Giorgio Maggiore da Bessarione per nominarlo confratello d’onore al posto del cardinale Prospero Colonna da poco deceduto. In segno di riconoscenza, Bessarione donò alla Scuola un prezioso reliquiario contenente frammenti della vera croce e della veste di Cristo, già appartenuto a una principessa della famiglia imperiale e poi donato negli anni ‘30 da Giovanni VIII (1425-1448) al suo confessore Gregorio Mammas, futuro patriarca di Costantinopoli (1443-1450). Deposto dagli antiunionisti nel 1450, Gregorio III Mammas, riparò a Roma e donò a sua volta il reliquiario a Bessarione in punto di morte (1459). Bessarione stese l’atto di donazione del reliquiario con la precisazione che lo avrebbe tenuto con sé fino alla sua morte.
Nove anni piu tardi, sentendo prossima la fine e dovendo affrontare un viaggio duro e faticoso in Francia in qualità di legato pontificio, il cardinale dispose che il reliquiario venisse consegnato da tre suoi emissari che lo avrebbero portato da Bologna a Venezia. Fu così che il 24 maggio 1472 il reliquiario giunse in laguna e fu accolto prima in San Marco e poi con solenne processione portato
nella chiesa di Santa Maria della Carità e da qui nella sala dell’albergo della Scuola stessa. 
Nella missiva con cui Bessarione comunicava ai confratelli la sua decisione dichiarava anche che Ornandam curavi argento quo est conclusa: et adhibendam astam, ut ad gestationem in supplicationibus sit accomodata.
Il cardinale si era quindi premurato di impreziosire il manufatto e renderlo adatto a un uso processionale dotandolo di asta d’argento; l’intervento rinascimentale è da collocare, pertanto, in un momento precedente l’arrivo dell’oggetto a Venezia e da attribuire probabilmente a maestranze centroitaliane.
L’importante donazione fu onorata dalla Scuola della Carità con la realizzazione di un tabernacolo che la potesse degnamente custodire e a chiusura dello stesso venne commissionato a Gentile Bellini un dipinto che costituiva una sorta di pala feriale in grado di evocare l’oggetto sacro quando non era esposto.
Nella tavola, oggi conservata alla National Gallery di Londra, compare il cardinale Bessarione assieme a due confratelli inginocchiati ai piedi della stauroteca raffigurata in primo piano e di proporzioni maggiori del reale.

Gentile Bellini,
Il cardinale Bessarione e due membri della Scuola della Carità
in preghiera davanti al Reliquiario, 1472
National Gallery, Londra
 
Il reliquiario è formato di una croce a triplice trasversa col Crocifisso e piccoli dischi in smalto verde, incassata in una tavoletta smaltata a stelle d'oro entro la quale sono pure quattro piccole teche contenenti altrettante reliquie, due targhette in argento dorato con due mezze figure a sbalzo degli arcangeli Michele e Gabriele e due immagini di Elena e Costantino dipinte su vetro.
 
La croce a triplice traversa smontata ed aperta

La parte centrale anteriore è mobile, a saracinesca. Anteriormente è in legno con una parte fissa formante cornice ed una al centro mobile a guisa di saracinesca. Sui tre lati della cornice sono dipinte sette scene della Passione (la Cattura, la Derisione di Cristo, la Flagellazione, la Salita al Calvario, la Salita alla croce, la Deposizione dalla croce e la Deposizione nel sepolcro), separate da fasce di gemme e filigrana. Nella tavola di centro, mobile, è la scena della Crocifissione, con Gesù in croce tra il gruppo delle Marie da un lato (con la Vergine con il capo nimbato), San Giovanni, il buon centurione e i soldati dall'altro.
 
Il reliquiario con la tavoletta centrale inserita
 
La tavola rettangolare così composta è completata da un’asta d’argento di fattura rinascimentale, che si raccorda al resto del reliquiario con un sostegno a foglie e volute; il retro, infine, è ricoperto da una lamina, sempre in argento, divisa in due parti con una targa celebrativa del dono fatto alla Scuola Grande di Santa Maria della Carità da Bessarione, vescovo di Sabina, metropolita di Nicea e patriarca di Costantinopoli.
 
Il reliquiario senza la tavoletta centrale
 
Eccezion fatta per l'intervento d'innesto del reliquario sull'asta d'argento fatto realizzare dal cardinale in Italia, la stauroteca è interamente opera di maestranze costantinopolitane.
 
Lungo il bordo esterno della croce centrale una prima iscrizione recita:
Questo tipo della croce adorata in tutto il mondo viene adornato in argento da Irene Paleologina, figlia del fratello dell’imperatore, per la salvezza e remissione dei peccati.
Irene Paleologina è identificata con la figlia di Demetrio Paleologo, il più giovane dei figli di Andronico II e Teodora Comnena – fratello quindi di Michele IX co-imperatore dal 1295 alla sua morte nel 1320 - che fu despota di Tessalonica dal 1322 alla sua morte (1340 c.ca). Nel 1340 sposò Matteo Cantacuzeno, figlio dell'imperatore Giovanni VI Cantacuzeno, che fu nominato co-imperatore dal padre nel 1354 e persistette nel rivendicare il trono anche dopo l'abdicazione del padre (nel novembre dello stesso anno) fin quando non fu definitivamente sconfitto nel 1357 e si ritirò a Mistrà presso la corte del fratello Manuele, despota di Morea. Alla morte del fratello (1380) ne ereditò il titolo che mantenne fino alla sua morte (1383).
Il fatto che nell'iscrizione non vi sia alcun riferimento al marito, né al suo status di imperatrice, lascia supporre che il lavoro fatto eseguire e celebrato da Irene sia precedente al 1354.

Una seconda iscrizione indica Gregorio Confessore. Per la maggior parte della critica si tratta di un'aggiunta posteriore che indica il patriarca Gregorio III Mammas a cui la stauroteca fu donata dall'imperatore Giovanni VIII di cui era appunto il confessore.
Soppressa la Scuola della Carità con il decreto napoleonico del 1806, il prezioso reliquiario fu dapprima acquisito dal conte Luigi Savorgnan e poi dall’abate Celotti e da questi ceduto, nel 1821, all’imperatore Francesco I d’Austria.
Rientrata in Italia in seguito alle restituzioni conseguenti alla guerra del 1915-1918, la stauroteca
del cardinale Bessarione fu assegnata alle Gallerie dell’Accademia che nel frattempo avevano trovato sede proprio nell’antico complesso della Carità, venendo nuovamente collocata nel locale che fu l’antica sala dell’Albergo della Scuola.

Note:

(1) La Scuola della Carità, fondata nel 1260, era una delle più antiche tra le istituzioni laico-religiose di Venezia nonché la prima ad aver ricevuto l'appellativo di “grande” (tali erano solo le Scuole dei Battuti ovvero quelle che, come tipo di penitenza, imponevano ai propri fedeli la flagellazione).
Le vicende della Scuola, soprattutto economiche, permisero ai suoi sostenitori di acquistare nel corso dei secoli gran parte dell’area di proprietà del monastero adiacente, dando così la possibilità di erigere l’Albergo, nel quale ospitare i bisognosi, nonché di servirsi dei terreni vicini.
Nel 1806, a causa del noto editto napoleonico, anche questa scuola, così come le altre, venne soppressa e destinata, insieme alla Chiesa e al monastero, prima a sede dell'Accademia di Belle Arti e poi delle Gallerie dell'Accademia.

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