lunedì 22 giugno 2020

Conoscere l'Ufficio - I suffragi

Questo breve articolo vuole essere il primo di una serie, non a pubblicazione regolare, con lo scopo di approfondire singole parti dell'Ufficio Divino, quello romano in primis ma non escludendo altri usi occidentali e orientali.

Cominciamo parlando dei Suffragi, detti anche Commemorazioni comuni. Si tratta appunto di commemorazioni "fisse", in aggiunta a quelle eventualmente occorrenti quel giorno, da farsi sempre negli uffici di minor rango liturgico (dal Semidoppio in giù), a Lodi e a Vespro. Lo scopo di queste commemorazioni è quello di chiedere la quotidiana intercessione della Beata Vergine e dei Santi Patroni. Lo schema utilizzato per un suffragio è quello di una qualsiasi commemorazione: antifona, versetto e orazione.

1. I suffragi in età pre-tridentina

I suffragi nascono in età medievale come segno della grande pietà del tempo verso i Santi, specialmente i patroni dei luoghi o quelli particolarmente venerati dalla tradizione contadina. In quest'epoca, ovviamente, i suffragi erano molti e vari: i libri d'ore riportano numerosissimi suffragi, ma questi non erano certo cantati tutti, ma molto più realisticamente erano presi ad libitum dalla lista. Per limitarci a due esempi cronologicamente molto vicini all'età tridentina, un Breviario stampato nel 1550 in Francia contiene suffragi alla Santissima Trinità, alle sue singole persone, al Santo Volto, al Santo Nome, alla beata Vergine, e poi a numerosissimi santi (27 in tutto), alcuni dei quali specificatamente francesi come san Mellone o san Ludovico, e infine un suffragio de omnibus sanctis; un Libro d'Ore ad usum romanum stampato ad Anversa nel 1524 contiene suffragi alla beata Vergine, a S. Michele, al Battista, a S. Giovanni Evangelista, ai Ss. Pietro e Paolo, a S. Giacomo, a S. Andrea, a tutti gli Apostoli, a S. Stefano, a S. Cristoforo, a S. Lorenzo, a S. Sebastiano, a S. Dionigi, a S. Antonio abate, a S. Martino, a S. Nicola, a S. Claudio, a S. Rocco, a S. Anna, a S. Maria Maddalena, a S. Caterina, a S. Margherita e a S. Barbara. Come si può notare, in molti casi si tratta dei santi cari alla tradizione religiosa medievale; le antifone riportati per questi suffragi sono molto lunghe, e in taluni casi sono pezzi delle rispettive Sequenze o addirittura Sequenze intere. A questi suffragi in molti libri si accompagnavano inframmezzate delle orationes devotae, che non avevano un preciso scopo liturgico; anche i Messali erano pieni di queste orazioni, che spesso riflettevano la pietà del compilatore, e che furono tutte espunte dall'edizione di Pio V nel 1570, con l'eccezione di quelle contenute dopo la Praeparatio ad Missam e la Gratiarum actio post Missam.

2. I suffragi nel Breviario Tridentino

Nell'edizione piana del 1568 i suffragi vengono definitivamente fissati in numero di quattro: essi sono de Cruce, de sancta Maria, de Apostolis e de Pace.  Il testo, sparso tra le Lodi del lunedì e i Vespri del sabato, è il seguente (grafia e accenti sono quelli di un Breviario "moderno", per facilità di copia):

De cruce

Ant. Per signum Crucis de inimícis nostris líbera nos, Deus noster.
V. Omnis terra adóret te, et psallat tibi.
R. Psalmum dicat nómini tuo, Dómine.

Oratio                 Orémus.
Perpétua nos, quǽsumus, Dómine, pace custódi, quos per lignum sanctæ Crucis redímere dignátus es.

De sancta Maria

Ant. Sancta María succúrre míseris, juva pusillánimes, réfove flébiles, ora pro pópulo, intérveni pro clero, intercéde pro devóto femineo sexu: séntiant omnes tuum juvámen, quicúmque célebrant tuam sanctam commemoratiónem.
V. Ora pro nobis sancta Dei Génitrix.
R. Ut digni efficiámur promissiónibus Christi.

Oratio                 Orémus.
Concéde nos fámulos tuos, quǽsumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitate gaudére, et gloriósa beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, a præsénti liberári tristítia, et ætérna pérfrui lætítia.

De Apostolis

Ant. ad Vesperas. Petrus Apostolus et Paulus doctor gentium ipsi nos docuerunt legem tuam, Domine.
V. Constitues eos principes super omnem terram.
R. Memores erunt nominis tui Domine.

Ant. ad Matutinum. Gloriósi príncipes terræ, quómodo in vita sua dilexérunt se, ita et in morte non sunt separati.
V. In omnem terram exívit sonus eórum.
R. Et in fines orbis terræ verba eórum.

Oratio                 Orémus.
Deus, cujus déxtera beátum Petrum ambulantem in flúctibus, ne mergeretur, eréxit, et coapostolum ejus Paulum tértio naufragantem de profúndo pelagi liberávit: exáudi nos propítius, et concéde; ut amborum méritis, æternitátis glóriam consequámur.

De Pace

Ant. Da pacem Dómine in diébus nostris, quia non est álius, qui pugnet pro nobis, nisi tu Deus noster.
V. Fiat pax in virtúte tua.
R. Et abundántia in túrribus tuis.

Oratio                 Orémus.
Deus, a quo sancta desidéria, recta consília, et justa sunt ópera: da servis tuis illam, quam mundus dare non potest, pacem; ut et corda nostra mandátis tuis dédita, et hóstium sublata formidine, témpora sint tua protectióne tranquilla. Per Dominum.

La rubrica fa intendere che il Suffragio della Croce è da dirsi unicamente nelle ferie, e non nelle feste semplici o semidoppie; esso, peraltro, è generalmente stampato, anche nelle edizioni successive, separato dagli altri. Viceversa, il Suffragio della Beata Vergine si dice solo nelle feste semidoppie, poiché nei giorni di rango minore il Piccolo Ufficio della Beata Vergine deve essere premesso a quello del giorno; dall'Ottava dell'Epifania alla Purificazione, il suo verso e la sua orazione sono sostituite da V. Post partum e Deus qui salutis aeternae. Il suffragio degli Apostoli, indirizzato ai Patroni della Chiesa Romana Pietro e Paolo, presenta un'interessante doppia antifona, diversa per il Vespro e per le Lodi (che nel Breviario di S. Pio V sono, giusta tradizione, una parte del Mattutino, e dunque è riportata come ad Matutinum, mentre nelle edizioni moderne diventerà ad Laudes), cosa non comune nei libri d'ore pre-tridentini; l'orazione e le antifone sono quelle dell'Ottava, che meglio si adattano a una commemorazione comune rispetto a quelle della festa, strettamente legate al dies. L'ultimo suffragio è quello della Pace, che i lettori appassionati di musica medievale conosceranno, dacché da qualche anno l'antifona Da pacem circola su YouTube sotto il titolo di Chant of the Crusades, con una melodia tra l'altro che è esattamente quella degli antifonari tridentini, a eccezione di qualche vocalizzo e di uno stile gutturale volutamente impiegato ad effetto in questi video.

Nel Tempo Pasquale, non si fa nessuna delle commemorazioni sopraddette, ma si fa, anche nelle feste semplici e semidoppie, un'unica commemorazione della Croce:

Ant. ad Vesperas. Crucem sanctam subiit, qui infernum confregit, accinctus est potentiae, surrexit die tertia.

Ant. ad Matutinum. Crucifixus surrexit a mortuis, et redemit nos, alleluja, alleluja.

V. Dicite in nationibus, alleluja.
R. Quia Dominus regnavit a ligno, alleluja.

Oratio                 Orémus.
Deus qui pro nobis Filium tuum Crucis patibulum subire voluisti, ut inimici a nobis expelleres potestatem: concede nobis famulis tuis; ut resurrectionis gloriam consequamur. Per eundem.

Dopo il suffragio degli Apostoli, il Breviario Tridentino inserisce questa breve rubrica: Deinde, ubi consuevit fieri, fit commemoratio de patrono Ecclesiae, postremo de Pace. Nell'edizione clementina questa rubrica diventa: Deinde de Patrono vel Titulari Ecclesiae fit commemoratio consueta. Non appare del tutto chiaro se il Patrono e il Titolare della Chiesa, nel Breviario del 1602, siano due commemorazioni distinte (visto il significato tanto disgiuntivo quanto correlativo di vel): a prima vista parrebbe di no, ma i decreti della Sacra Congregazione in materia sono per secoli molto vaghi, limitandosi a impedire che si commemorassero il Patrono della Cattedrale e il Patrono del Regno, a stabilire quale fosse il titolare nel caso dei Missionari, e a discernere cosa fare in caso di titoli particolari della chiesa (es. la Sacra Famiglia o il SS. Sacramento) [1]. L'uso, indubbiamente, portava a fare più di una commemorazione: i Breviari degli Ordini religiosi riportano stabilmente la commemorazione del fondatore e quella dei santi più importanti dell'Ordine [2], in aggiunta a quella del Patrono o Titolare; in un Breviarium ad usum cleri Civitatis et Patriarchatus Venetiarum del 1797 vengono riportate ben cinque commemorazioni per effetto della rubrica che prescrive il suffragio de Patrono vel Titulari [3].

Un chiarimento arriva solo con un decreto della Sacra Congregazione, il n° 4043, datato 27 giugno 1899, nel quale al capo VIII si afferma: (N)ulla [commemoratio] de Patrono loci, vel Dioeceseos, vel Provinciae, vel Regni, vi rubricae facienda est; nisi contraria vigeat consuetudo. Dunque il sensus obvius della rubrica vuole una sola commemorazione in questo punto, ma come visto la consuetudine ha disposto il contrario. Il medesimo decreto, del resto, al capo I rammenta l'obbligatorietà della commemorazione del Titolare della Chiesa, quamvis iam soleat fieri commemoratio Patronorum loci vel regionis. La commemorazione del Titolare è comunque da farsi, non obstante quacumque consuetudine contraria, etiam immemorabili; come visto, invece, il Breviario di Pio V prescriveva detta commemorazione ubi consuevit, e non come un obbligo. In ogni caso, queste tardive precisazioni della Congregazione resteranno in vigore poco più di una decina d'anni, scomparendo i suffragi nella loro forma classica nelle riforme del 1911-13.

Nel frattempo, al novero dei suffragi obbligatori per tutta la Chiesa, era stato aggiunto quello di S. Giuseppe, eletto Patrono della Chiesa Universale nel 1870, da dirsi dopo quello della beata Vergine e con antifone diverse a Lodi e a Vespro.

La pratica dei suffragi, tuttavia, nei fatti era nettamente diminuita, poiché la moltiplicazione delle feste doppie e delle ottave, entrambi giorni in cui i suffragi venivano omessi, aveva alquanto ridotto il numero di occorrenze in cui essi si dovessero cantare. Che la pigrizia del clero, poi, sentisse queste commemorazioni come un peso poco sopportabile, appare se guardiamo gli Officia propria ad usum cleri Civitatis et Patriarchatus Venetiarum del 1863: dei cinque suffragi "locali" prescritti dal Proprio di nemmeno un secolo prima, tre sono ora accorpati in unico suffragio de aliis sanctis patronis.

Prima di passare alla riforma dei suffragi nel XX secolo, occorre menzionare che pure il Piccolo Ufficio della Beata Vergine, che faceva parte della recita quotidiana dell'Ufficio nei giorni non occupati da feste di nove lezioni, avesse un suo suffragio, de omnibus sanctis, la cui antifona è tratta dall'omonimo suffragio che si trova alla fine di molti libri pretridentini, come quello menzionato sopra, e la cui orazione è duplice, una ai Ss. Pietro e Paolo e una a tutti i santi.

3. I suffragi dalla riforma di S. Pio X in poi

Con la riforma del 1911-13, anche i Suffragi vennero modificati; l' "insopportabile peso" di 4-6 suffragi venne ridotto attraverso l'introduzione di un unico suffragio de sanctis, comprendente anche la beata Vergine (il cui Piccolo Ufficio, del resto, non viene più recitato nei giorni minori). L'orazione di questo suffragio è una delle due orazioni de tempore della Messa durante l'anno, A cunctis, nella quale vengono menzionati la Vergine, San Giuseppe dal 1870, i santi Pietro e Paolo e il santo titolare della chiesa. La pace non viene più richiesta (o forse è inclusa nella clausola secura alla fine dell'orazione?), e la sua bella antifona Da pacem di cui sopra è pertanto obliata. In tempo pasquale il suffragio è quello della Croce tempore paschali come in precedenza, ma stranamente la bellissima antifona del Vespro Crucem sanctam subiit è soppressa, e in suo luogo è ripetuta quella delle Laudi.

Questo unico suffragio resterà in vigore fino al 1956, quando sarà abolito dalla Riforma di Pio XII, cancellando definitivamente un tratto caratteristico della pietà medievale, che era sopravvissuto attraverso i secoli e aveva costituito un tratto così peculiare dell'Ufficio Divino romano. In chiusura, vale la pena di notare che nella Divina Liturgia bizantina, al Piccolo Ingresso, dopo l'apolytikio della festa o della domenica e quello delle commemorazioni occorrenti (i 62isti potrebbero prendere nota), si canta quello del santo titolare della chiesa. Il Typikon non ne menziona altri, ma per mia esperienza nelle parrocchie segue spesso l'apolytikio dei santi particolarmente venerati nel luogo. Molto spesso questo viene eseguito anche a Vespro e a Mattutino, dove il Typikon di per sé prevede solamente il tropario del giorno e quello di eventuali commemorazioni. Ovviamente, come i suffragi si omettono nelle feste doppie, nelle feste maggiori dell'anno si canta solo l'apolytikio della festa, ripetuto tre volte.

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NOTE

[1] La raccolta completa degl'interventi della Sacra Congregazione in materia, fatte salve le eventuali omissioni nell'indice che lamentava il Gromier, si ha in Index generalis rerum occurentium in decretis Sacr. Rituum Congregationis per tria priora authenticae collectionis volumina digestis, vol. V, Romae, ex Typographia Polyglotta, 1901, s.v. "Suffragia Sanctorum", pp. 474-476.

[2] A titolo di esempio, i Minori aggiungevano il suffragio di S. Francesco e quello de omnibus sanctis Ordinis nostri; i Carmelitani solo un suffragio de sanctis Ordinis, ma suffragi di S. Elia, S. Teresa e S. Giovanni della Croce dovevano essere aggiunti in una recita privata prima del sonno. Il Breviario Domenicano, invece, ha un suffragio variabile di giorno in giorno (la beata Vergine la domenica, S. Domenico il martedì, S. Tommaso il mercoledì, etc.).

[3] Questi cinque sono: di S. Giuseppe (ordinato per decreto del Patriarca Federico Giovannelli nel 1797), di S. Marco Evangelista (per decreto del Concilio di Egidio Patriarca di Grado [XIV sec.] e costituzione del Patriarca Andrea Bondimier [XV sec.]), di S. Lorenzo Giustiniani (un tempo ad libitum, de praecepto dal 1691 per decreto del Patriarca Giovanni Badoer), dei Ss. Ermagora e Fortunato (per decreto del Concilio di Egidio Patriarca di Grado e costituzione del Patriarca Andrea Bondimier), e infine del Titolare della Chiesa.

1 commento:

  1. The Byzantine rite also allows a commemoration system in conjunction with the feast of the day. On Wednesday, for example, unless a major feast occurs, the first three troparia of Vespers will be of the Apostles according to the tone of the week and the second three will be of the feast, along with the Theotokeon. The Saints comprise a very stable part of the Office throughout the week unless a major feast occurs or it is during Great Lent.

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