venerdì 12 giugno 2020

Note liturgiche - Traslazione o solennità esterna?

Ogni anno, tra maggio e giugno giungono puntuali gli strafalcioni liturgici di tanti "tradizionalisti" che sui loro blog annunziano festanti celebrazioni per la "festa traslata del Corpus Domini" (ovvero dell'Ascensione). A beneficio di costoro e di tutti ripercorriamo qui dunque brevemente i concetti di traslazione e di solennità esterna.

La traslazione delle feste

Dicesi traslazione di una festa il suo spostamento in un giorno diverso da quello proprio a causa della coocorrenza in tal data di una festa di maggior grado. Le norme di questo caso sono trattate nell'apposita rubrica De translatione festorum, stampata in capo al Breviario Romano. Un caso emblematico è la festa dell'Annunciazione, quando cade durante la Settimana Santa: essa viene dunque traslata, con la sua Messa e tutto il suo Ufficio, al primo giorno libero, cioè il lunedì dopo l'Ottava di Pasqua. Il 25 marzo invece si farà solo l'ufficio della feria della Settimana Santa occorrente, omessa ogni menzione dell'Annunciazione [1]. A traslarsi è la festa meno nobile (termine tecnico della tabella delle precedenze), e nel caso di concorrenza tra una ricorrenza del Temporale e una del Santorale è ovviamente sempre quest'ultima a traslarsi, in quanto il Temporale è indissolubilmente legato al suo giorno proprio, che varia in relazione al ciclo pasquale.

Nelle rubriche stabilite con la bolla Divino Afflatu, la traslazione interessa unicamente le feste doppie di I e II classe. Nel Breviario Tridentino, tuttavia, tutte le feste di nove lezioni (cioè semidoppie e doppie [2]) impedite dovevano essere traslate nel primo giorno disponibile. Se questo sistema garantiva che nessuna festa venisse omessa e ben funzionava coll'assai leggero calendario cinquecentesco, l'ingolfamento dello stesso con molteplici feste doppie, sommate a quelle dei propri locali che facevano intervenire numerose traslazioni perpetue, lo rese un sistema veramente difficile da sostenere: un caso limite è rappresentato dalla traslazione, nel calendario dei Carmelitani dell'antica osservanza, della festa di S. Maria Maddalena al 9 settembre (49 giorni dopo il suo proprio 22 luglio, che cade infra l'ottava privilegiata della Madonna del Carmelo). Per ovviare a questo problema, con la riforma di Leone XIII del 1884, si stabilì che solo le feste doppie maggiori e di I o II classe, e quelle dei Dottori della Chiesa si sarebbero traslate: non più dunque si sarebbero traslate, ma solo commemorate nel giorno della loro occorrenza, feste semidoppie e doppie minori. Come detto, il numero di feste traslande fu ulteriormente limitato da Pio X.
Quest'ultimo intervento crea qualche problema nel momento in cui ci si trova davanti a un caso come quello di ieri: festa del Corpus Domini, che non ammette commemorazioni (come molte altre feste doppie di I classe del ciclo temporale), coincidente con S. Barnaba, doppio maggiore. Un santo indubbiamente importante, apostolo, come Barnaba, non potendosi commemorare né dovendosi traslare, viene quest'anno completamente omesso, tranne laddove per ragioni di patrocinio si veneri con rito doppio di I o II classe, nel qual caso sarebbe traslato al sabato dopo l'ottava del Corpus Domini [3].

E' da notare, inoltre, che quando una festa viene traslata, la traslazione si riferisce sì alla totalità dell'ufficio, ma della sola festa, non di sua vigilia od ottava. La vigilia resta celebrata nel suo giorno proprio, così come l'ottava: dell'ottava si fa commemorazione nel suo giorno naturale "ut si festum non fuisse translatum" (caso di S. Giorgio traslato al 26 aprile per occorrenza con feste pasquali: la sua ottava [chiaramente nei luoghi dove ne gode] resta il 30 aprile); se però la festa fosse traslata a un giorno successivo alla sua ottava (ad esempio, S. Giorgio al 4 maggio), quest'ultima del tutto si omette. Questo, ovviamente, fatti salvi i privilegi locali, come quello celebre concesso da Pio VII a Venezia in occasione della sua elezione al romano pontificato, avvenuta eccezionalmente nel monastero lagunare di S. Giorgio Maggiore, di traslare l'intera ottava di S. Marco insieme alla festa quando ciò occorresse.

La rubrica dice che le traslazioni avvengono in primam diem liberam: ovviamente, com'è evidente alla logica, s'intende il primo giorno libero dopo la festa. Nel 1960 s'introduce la deliberata eccezione per cui la festa di S. Giuseppe, se impedita dalla Settimana Santa, è anticipata anziché posticipata. A quanto pare, questa eccezione alla logica sta prendendo molto piede nella confusione moderna (cfr. questo bizzarro responso della "congregazione del culto divino").

Un discorso che dovrebbe essere affrontato a parte, e non senza difficoltà, è quello dell'ordine in cui si celebrano una serie di feste traslate dello stesso grado (l'anno scorso a un amico sacerdote capitò di dover traslare a causa delle concomitanti feste pasquali e dunque riordinare nella settimana dopo la domenica in Albis il patrono della Diocesi, la dedicazione della Cattedrale, la festa di S. Marco e il patrono della propria chiesa, situazione indubbiamente peculiare): caso in cui si mescolano criteri di precedenza liturgica (non ultimo il predetto della "nobiltà") e di ordine cronologico.

La solennità esterna.

Dicesi solennità esterna la messa votiva di una festa celebrata in una domenica diversa dal giorno proprio secondo norme speciali che lo consentono. Andiamo a spiegare meglio questa frase piuttosto oscura.

La solennità esterna, anzitutto, è qualcosa che riguarda il beneficio dei fedeli e non l'osservanza delle norme liturgiche. La traslazione di una festa è una legge liturgica che si deve osservare obbligatoriamente da tutto il clero di una Chiesa particolare o della Chiesa universale; la solennità esterna riguarda le chiese con concorso di fedeli che si trovano in date situazioni che ora andremo a descrivere.

Feste molto sentite dal popolo, o molto importanti, o addirittura di precetto in seguito al diffondersi di costumi produttivisti e anticristiani, non possono in alcuni luoghi essere celebrate con concorso di tutto il popolo a causa del concomitante giorno lavorativo. E' il caso emblematico dell'Ascensione e del Corpus Domini in Italia. Queste feste restano celebrate pienamente, con Messa e Ufficio, nei loro giorni propri (nei casi sopraddetti il sesto giovedì dopo Pasqua e il giovedì dopo la Domenica della Trinità); tuttavia, a beneficio dei fedeli, è permessa in una data domenica (nei casi summenzionati quella fra l'Ottava) la celebrazione di una messa votiva solenne della festa. Il giorno liturgico, tuttavia, resta quello corrente: la domenica fra l'Ottava del Corpus Domini resta la domenica, e non diventa la festa del Corpus Domini. A parte la messa votiva celebrata a beneficio del popolo, le altre messe dovranno essere della domenica (Factus est), e della domenica sarà parimenti l'Ufficio. Anche nella stessa messa votiva della festa dovrà essere commemorata la domenica occorrente (e, secondo le rubriche di Pio X, se ne leggerà il Vangelo in fine [4]).

Altri casi in cui è permessa la messa votiva della solennità esterna, oltre ai due succitati, sono, per esempio, la festa patronale di una chiesa o di un luogo o i santi Pietro e Paolo; S. Pio X permise inoltre di celebrare una messa votiva della solennità esterna delle feste un tempo assegnate fissamente a una domenica, e da lui invece spostate a un giorno fisso (per esempio, la Madonna del Rosario dalla prima domenica di ottobre al 7 dello stesso mese): in questi casi, la domenica prescelta per la messa votiva è quella stessa cui un tempo era assegnata fissamente la festa.

La messa votiva della solennità esterna, si è detto, avviene a beneficio dei fedeli: nei paesi ove il Corpus Domini è festa civile, sarebbe privo di senso celebrare detta messa votiva; come parimenti laddove, festa civile o meno, il concorso dei fedeli è ampio anche alla funzione nel giorno infrasettimanale, decadrebbe la publica causa (sempre richiesta dalle messe votive solenni) per poterla celebrare esternamente in domenica.

Dal Kalendarium Sanctae patriarchalis primatialis metropolitanae Ecclesiae Venetiarum pro A.D. MCMXXXVI, Venetiis, 1935, p. 101. La rubrica spiega molto bene regole e senso della festa esterna dei Sette Dolori della Madre di Dio (prima di Pio X assegnati fissamente alla terza domenica di settembre). Al di là del privilegio delle chiese ove vi fossero confraternite dell'Addolorata, sono da notare le ultime parole: Missae tamen Convent(uales) et Paroch(iales) diei omnino debent ut in Calend(ario). Le messe liturgicamente più importanti devono seguire il calendario, non la festa esterna.
Sperando che queste semplici note possano giovare a tutti, e confidando dunque di non dover più leggere di "messe tridentine della festa traslata del Corpus Domini", non posso però astenermi dal rimarcare che diciture come quella testé censurata dimostrano, oltreché al nefando influsso del nuovo rito e dei suoi bizzarri spostamenti di feste alla domenica [5], la grande ignoranza liturgica (nei suoi più semplici e basilari principi) che caratterizza buona parte del mondo tradizionalista; ignoranza che purtroppo debbo qui a malincuore rimarcare, avendo avuto a leggere di processioni delle rogazioni celebrate il "giovedì, venerdì e sabato prima dell'Ascensione" (ovvero, correttamente, il giorno dell'Ascensione e il venerdì e il sabato nella sua Ottava), o avendo avuto a sentire da persona auto-dichiaratasi grande liturgista che "traslandosi l'Ascensione alla domenica, a una messa di matrimonio celebrata il sabato [correttamente fra l'ottava] commemoriamo la vigilia"... Dio liberi!

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NOTE

[1] Romanamente: nel costume ambrosiano, stranamente, si commemora anche nel giorno proprio la festa traslata, ma questo è irrilevante al momento.

[2] La distinzione delle doppie in minori, maggiori, di II classe e di I classe, com'è noto, risale all'edizione clementina del 1602, ed è assente dal Breviario di Pio V.

[3] A Venezia, la chiesa urbana di S. Barnaba a Dorsoduro godeva di uno speciale privilegio, menzionato nel Calendario Patriarcale del 1936 (in cui si ha il caso sopra descritto), per cui la festa patronale si traslava al giorno seguente, benché all'interno di un'ottava privilegiata. La rubrica generale menziona solo la festa di S. Giovanni Battista come insignita di tale privilegio in caso di occorrenza con il Corpus Domini.

[4] In precedenza, le messe votive richiedevano sempre il Vangelo di S. Giovanni in fine, anche qualora una domenica o una feria speciale fosse commemorata.

[5] Lo spostamento di molte feste a una domenica fissa era un pallino del vescovo toscano accusato di giansenismo Scipione de' Ricci (1741-1810), che convocò il Sinodo di Pistoia, ma era una prassi largamente diffusa in età post-tridentina quella di assegnare delle feste a domeniche fisse; alcune di queste erano accettabili, altre decisamente meno perché soffocanti il già compresso ufficio domenicali: tra quelle meno accettabili si menzionano indubbiamente i molti titoli devozionali ("della purità", "delle rose", etc.) della Madonna localmente e diffusamente onorati. Né i sinodali di Pistoia né altri pensarono mai però di spostare feste del Temporale a una domenica fissa: ci pensò però Pio X, col motu proprio De diebus festis del 1911, che spostò proprio il Corpus Domini con tanto di ottava alla domenica seguente: decisione ribaltata appena 22 giorni dopo da un decreto della Sacra Congregazione dei Riti; curiosamente, in Divino Afflatu, appena due anni dopo il precedente motu proprio, Papa Sarto si muove in direzione completamente opposta, assegnando a giorni fissi - come detto - le feste precedentemente occupanti delle domeniche. Riteniamo comunque che i "tradizionalisti" poco liturghi si rifacciano nei loro errori al rito nuovo (che, per decisione dei fantomatici enti definiti "conferenze episcopali", ha spostato in alcuni luoghi d'imperio l'Ascensione e il Corpus Domini alle domeniche successive, rimpiazzando i giovedì con semplici e inesistenti ferie), e non a una decisione del 1911 rimasta in vigore meno di un mese; tra l'altro, di spostare l'Ascensione, che non può che essere di giovedì essendo 40 giorni dopo Pasqua, mai era balenato a nessun sano di mente in quasi 2000 anni... miracoli della modernità... 

1 commento:

  1. Mi era sfuggito questo didattico scritto. Nell'ambito confraternale sono per l'espulsione per coloro che non partecipino alla Processione del Corpus Domini, come si usava un tempo dove anche i grandi nobili fondatori delle più importanti e potenti Compagnie venivano esplusi per la mancata partecipatizione. Detto con franchezza non avevo mai sentito parlare della Traslazione della Festa del Corpus Domini, apoteosi dell'antilitugia. Tra parentesi questo avviso antiliturgico sembra essere ancora visibile. Sarei curioso che da fari avessero il 20.

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