martedì 27 marzo 2018

La cronologia della Pasqua

Pubblichiamo di seguito e in esclusiva un breve scritto del biblista fr. Brendan Gerard, FSSP, riguardo una discordanza assai evidente tra la cronologia della Passione di Nostro Signore nei sinottici e in San Giovanni, e specialmente sulla datazione della pasqua ebraica. Se San Giovanni ci riferisce che Cristo è stato crocifisso "la vigilia di Pasqua", perché allora Egli mangiò la pasqua coi discepoli il giovedì, quando non sarebbero stati ancora sacrificati gli agnelli, poiché solo i sacerdoti del Tempio, secondo la riforma salomonica del rito di Mosè, potevano sacrificarli? La questione, che ha generato una serie di ipotesi più o meno verisimili e di affascinanti supposizioni, può essere rigorosamente analizzata come segue.
Traduzione a cura di Traditio Marciana.

Jan van Eyck, Polittico dell'Agnello mistico (dettaglio), 1426-32

LA CRONOLOGIA DELLA PASQUA
di fr. Brendan Gerard, FSSP

1) La soluzione sinottica

Se l'immagine offerta dai Vangeli sinottici dell'ultima cena come un pasto pasquale ebraico è storicamente vera, la Pasqua nell'anno della Crocifissione iniziò il giovedì sera e terminò il sabato sera. In questo caso, Giovanni avrebbe alterato la cronologia, in modo da far morire Gesù la vigilia di Pasqua, quando venivano sacrificati gli agnelli, imperocché Egli è "l'Agnello di Dio".

Alcuni studiosi appoggiano questa tesi, basandosi sul fatto che trattasi della spiegazione più semplice e lineare sia degli eventi sinottici che di quelli giovannei.

2) La soluzione giovannea

Ma se la cronologia di Giovanni (letta obvio sensu) è storicamente vera, la Pasqua nell'anno della Crocifissione coincise con il sabato. Gli agnelli dunque sarebbero stati sacrificati il venerdì pomeriggio, all'ora della Crocifissione. In questo caso, l'immagine dell'ultima cena come pasto pasquale ebraico offerta dai sinottici è antistorica, ancorché l'ultima cena potrebbe esser stata celebrata con alcune caratteristiche tipiche del pasto pasquale (ma certamente senza l'agnello).

La soluzione è accettata da molti esegeti e storici. E' ampiamente provato che nell'anno 30, in cui probabilmente avvenne la Crocifissione, la Pasqua coincise con il sabato. La stessa cosa si suppone sia avvenuta nel 33, che viene comunemente indicato come anno alternativo rispetto al 30. Comunque, qualcuno mette in dubbio la nostra capacità di sapere ciò con sicurezza, dal momento che il calcolo del calendario avveniva ad occhio nudo (dunque con svariate possibilità di errore, ndr).

Vi è anche una tradizione rabbinica, la quale tramanda che "nella vigilia di Pasqua, Jeshua fu catturato". Se questa si riferisce a Nostro Signore (come probabilmente fa, nonostante alcuni sostengano il contrario), sarebbe un forte e indipendente sostegno alla tesi della cronologia giovannea. Comunque, non è impossibile che la polemica giudaica si basasse sulle affermazioni di Cristiani che facevano riferimento alla tradizione giovannea. Infatti, le chiese che seguivano il sistema pasquale quartodecimano si basavano sì su una tradizione orale, ma questa tradizione ancora una volta fu assai probabilmente tratta da Giovanni.

3) Soluzioni minori

(a) La cronologia giovannea della Pasqua è corretta, ma i Galilei avevano il permesso di celebrare la festa un giorno prima (M. J. Lagrange). Questa è una pura congettura.

(b) Gesù seguiva un calendario differente, come facevano i membri della setta di Qumran. Questo è però implausibile, dacché i Vangeli (e specialmente Giovanni) mostrano che Gesù celebrava le feste insieme alla maggioranza dei Giudei.

(c) L'ultima cena non si tenne affatto di giovedì, ma un giorno precedente della settimana (A. Jaubert). Questa è l'interpretazione di alcune sentenze patristiche, ma è generalmente considerata implausibile.

(d) Giovanni e i sinottici sono ambedue storici, poiché i sinottici non descrivono un pasto pasquale. Poco convincente.

(e) Giovanni e i sinottici sono ambedue storici, poiché l'ultima cena di Giovanni è anch'essa un pasto pasquale: la παρασκευὴ τοῦ πάσχα di Giovanni non significa "giorno di preparazione alla Pasqua", ma semplicemente "venerdì della settimana di Pasqua", mentre la "Pasqua" che secondo Giovanni i Giudei dovevano ancora mangiare era un pasto sacrificale consumato durante la settimana (B. Pitre). Questo esula però dal sensus obvius dei dati forniti da Giovanni. Se la tesi di Pitre fosse in qualche modo esatta, si dovrebbe dire che Giovanni è volutamente ambiguo, in modo da far credere al lettore che la Crocifissione sia avvenuta la vigilia di Pasqua, sicché questi possa immaginare Gesù che viene ucciso nello stesso momento del sacrificio dell'agnello.

1 commento:

  1. Una differente cronologia della passione nel Quarto Vangelo non è affatto obbligatoria. Segnalo il mio volume edito da San Lorenzo: "La Pasqua di Gesù il problema cronologico", nel quale, con un approccio volutamente canonico, esamino il versetto di Gv 18:28 caposaldo della cronologia alternativa cosiddetta giovannea, proposta ed affermata a partire dalla prima metà del secolo scorso: “era l’alba ed essi non vollero entrare nel Pretorio per non contaminarsi e (poter) mangiare la Pasqua" - dal quale risulterebbe la cena di Gesù precedente il banchetto pasquale - mostrandone l’incoerenza: gli accusatori di Gesù avrebbero avuto tutto il tempo ed il modo di purificarsi. Infatti, per la legge di purità, la tradizione ebraica e la prassi in uso al tempo di Gesù (ben dimostrati nel volume), la contaminazione sarebbe durata solo un giorno, cioè fino al tramonto, e tolta con le abluzioni precedenti la cena pasquale. Argomentazione rafforzata dall’ulteriore incongruenza con la spiegazione del fatto che fornisce lo stesso evangelista: prima dell’alba o dopo non importava affatto, perché i giorni venivano computati a partire dalla sera. Il versetto deve perciò avere un significato differente da quello di consueto attribuito, tutto da scoprire. Ripercorrendo succintamente ma con decisione la tradizione sinottica e paolina, le testimonianze patristiche dei primi secoli - comprese quelle dei quartodecimani - le testimonianze liturgiche (la questione qui ha un’importanza di rilievo), la tradizione delle chiese e le testimonianze extra-bibliche, dimostro – contro obiezioni spesso strumentali od artefatte che affronto e discuto solo quando strettamente necessario - la coerenza intrinseca di una cena pasquale di Gesù celebrata alla vigilia della passione e raccontata dai testimoni. Sulla scia di alcuni studiosi, (J.Jeremias, S.Barbaglia, C.I.K.Story ed altri) analizzo quindi i dati forniti dal quarto vangelo, anch’essi sorprendentemente congruenti con quelli già discussi soprattutto per Marco. La "Parasceve della Pasqua" vuole infatti solo dire "il venerdì di Pasqua" dal momento che la parasceve si riferisce sempre e solo al sabato. Giungo infine a risolvere Gv 18,28 in modo inedito e diretto, che potrà essere apprezzato dal lettore quanto più questi avrà seguito l’intero percorso espositivo.

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