giovedì 10 settembre 2020

11 settembre - S. Pulcheria Imperatrice e Vergine

La festa di S. Pulcheria è una festa doppia maggiore, e il suo colore liturgico è bianco. Oggi è anche il quarto giorno fra l'Ottava della Natività della Beata Vergine Maria. Figlia dell'Imperatore della pars Orientis Arcadio e sorella di Teodosio II, alla cui conversione al Cristianesimo ella stessa contribuì, Elia Pulcheria (399-453) difendette strenuamente l'Ortodossia contro le eresie di Nestorio ed Eutiche, ispirando la convocazione del Quarto Concilio Ecumenico a Calcedonia nel 451. Amata dal popolo della Nuova Roma e liberale verso i poveri e gl'indigenti, a lei si deve la fondazione di tre chiese di Costantinopoli dedicate alla Deipara: il monastero dell'Odigitria, la chiesa della Beata Vergine delle Blacherne nel quartiere del palazzo imperiale, e la basilica della Beata Vergine τῶν χαλκοπρατείων ("dei ramai") nel quartiere delle fonderie di rame. Il giorno del suo transito è incerto, anche se secondo la maggior parte delle fonti è avvenuto in luglio: in molti luoghi infatti la sua festa era celebrata il 7 luglio; a Costantinopoli invece il suo solenne ricordo avveniva il 10 settembre di ogni anno, e per influsso di questa data la festa è stata fissata all'11 del mese nel Calendario Veneziano. La Ducale Basilica di S. Marco celebra invece la festa della santa la seconda domenica di luglio.

Ieri sera, ai Primi Vespri, si sono cantate le antifone Haec est virgo etc., duplicate, con i salmi 109, 112, 121, 126 e 147, come nel Comune delle Vergini. Quindi, sempre dal Comune, si cantano il capitolo Fratres: Qui gloriatur (2Corinti 10) e l'inno di S. Ambrogio Jesu corona virginum, con la dossologia della Beata Vergine a motivo dell'Ottava. Dopo l'antifona al Magnificat Veni Sponsa Christi, è cantata la colletta propria della festa. Quindi si cantano le commemorazioni dell'Ottava della Natività della Beata Vergine, con l'antifona Nativitas tua, e della seguente festa dei Ss. Proto e Giacinto martiri. A Compieta la dossologia dell'inno è quella della Deipara, e si omettono le preci domenicali.

Al Mattutino l'Invitatorio è Regem virginum e l'inno è Virginis proles. Nel primo notturno si cantano dal Comune le antifone O quam pulchra etc. con i salmi 8, 18 e 23. Le lezioni sono anch'esse dal Comune, tratte dal cap. 7 della prima lettera di S. Paolo ai Corinti; il primo responsorio, trattandosi di una santa non martire, è Veni electa mea etc. Nel secondo notturno si cantano dal Comune le antifone Specie tua etc. con i salmi 44, 45 e 47. Le tre lunghe lezioni agiografiche sono proprie, mentre i responsori sono tratti dal Comune. Nel terzo notturno si cantano sempre dal Comune le antifone Nigra sum etc.con i salmi 95, 96 e 97. L'omelia sul Vangelo proprio è tratta dallo scritto di S. Cirillo d'Alessandria De fide ad Pulcheriam et Sorores Reginas, con i responsori del Comune. Come nona lezione si legge invece l'agiografia dei Ss. Proto e Giacinto contenuta nel Breviario Romano; quindi si canta il Te Deum. Alle Laudi si cantano le antifone Haec est virgo etc. con i salmi della domenica (92, 99, 62-66, Benedicite, 148-149-150) e il capitolo e l'inno come al Vespro. Dopo il Benedictus con la sua antifona Simile est regnum etc., si canta la colletta propria. Seguono le commemorazioni dell'Ottava della Natività della Beata Vergine e dei Ss. Proto e Giacinto.

A Prima si cantano i salmi festivi (53, 118i e 118ii) sotto l'antifona Haec est Virgo. Nell'inno, così come in quello delle altre ore minori, la dossologia è quella della vergine in ragione dell'Ottava. Le preci domenicali si omettono, celebrandosi una festa di rito doppio. Il verso del responsorio è Qui natus es de Virgine a motivo dell'Ottava; la lezione breve prima della benedizione è Domine Deus meus (Siracide 51), ovvero il capitolo di Nona.

La Messa è cantata dopo Terza. La Messa è propria, Vultum tuum, e si cantano il Gloria, la seconda colletta dell'Ottava e la terza dei Ss. Proto e Giacinto. L'epistola corrisponde alla prima lezione del Matuttino; il Vangelo proprio invece è Giovanni 17,3-6. Si cantano il Credo e il prefazio della Beata Vergine (et te in Nativitate) in ragione dell'Ottava.

Ai secondi Vespri tutto è come ai primi. Dopo la colletta della festa, si cantano le commemorazioni dell'Ottava della Beata Vergine, sempre con l'antifona Nativitas tua, e quella della seguente festa di S. Niceta di Nicomedia martire, il cui corpo si custodisce a un altare laterale della chiesa del Anzolo Rafaèl (dell'Arcangelo Raffaele) nel sestiere di Dorsoduro.

***

Nel Proprium pro Venetiarum Patriarchatu del 1915, curato dal Patriarca La Fontaine che fu uno dei protagonisti della commissione piana per la riforma del Breviario, la festa di S. Pulcheria non è più presente, in obbedienza al principio di severo snellimento dei propri locali. Essendo stata ridotta a semplice l'Ottava della Natività della Beata Vergine, oggi è la festa semplice dei santi Proto e Giacinto, di colore rosso, e della Beata Vergine non si fa nessuna commemorazione, né si prendono le parti proprie dell'ufficio. I salmi sono quelli feriali, e il Mattutino ha un solo notturno; non  essendo una festa doppia, a Prima di oggi si cantano le preci domenicali, così come il suffragio dei santi a Lodi. Alla Messa, dal Comune dei Martiri, si canta il Gloria, la seconda orazione per chiedere i suffragi dei santi, la terza ad libitum; non c'è il Credo e il prefazio è comune. I vespri di ieri sono stati i secondi della festa doppia di S. Nicola da Tolentino; i vespri di oggi sono invece della seguente festa doppia maggiore del Santo Nome della Madonna, che dalla domenica fra l'Ottava della Natività della Deipara è stata portata in data fissa al 12 settembre, con la commemorazione di S. Niceta di Nicomedia.

In seguito alle norme stabilite dal motu proprio Rubricarum Instructum di Giovanni XXIII, oggi è una feria della XIV settimana dopo Pentecoste, di colore verde. L'ufficio è feriale con la sola commemorazione dei Ss. Proto e Giacinto, ma ovviamente senza preci e suffragi che sono stati aboliti; si ripete la messa della domenica precedente senza Gloria e Credo e con il prefazio comune, con la sola commemorazione dei Ss. Proto e Giacinto. L'Ottava della Natività della Beata Vergine è interamente soppressa, anche se ai fini pratici non si nota la differenza rispetto alla sua semplificazione compiuta nel 1911-13, che già faceva sì che se ne omettesse ogni memoria. Il vespro è della feria, poiché la festa del Santo Nome della Madonna, come la maggioranza delle feste, è privata dei primi vespri; la festa di S. Niceta di Nicomedia è del tutto omessa dal nuovo proprio stilato in obbedienza alle rubriche del 1960. Per comparazione, si può notare che pure nel calendario del 1969 oggi è una semplice feria, come coerente evoluzione di un processo di depauperamento non certo iniziato in quell'anno.

14 commenti:

  1. Forse era un'inevitabile e necessaria semplificazione ma che tristezza che si sia progressivamente dissipata la ricchezza liturgica della festa di santa Pulcheria.

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  2. Santa Pulchera: se non erro quella che porto' da Gerusalemme a Costantinopoli l' icona della Vergine Odighitria e le reliquie del Manto e del Cingolo della stessa Deipara.

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  3. Non vorrei fare l'amico del Giaguardo, semplice curiosità quale Breviario reciti.

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    1. Uno che contiene il salterio del nostro padre tra i santi Gregorio il Grande.

      Quis habet aures audiendi, audiat.

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    2. Non so il perchè, mi aspettavo una risposta del genere. Oggi nella mia realtà ho fatto presente il nome del primo Vescovo di Roma che osò toccare il Salterio usando il termine squalor. Ne è nata una discussione animata, ma il bello ancor deve arrivare. Comunque visti i fatti incofitabili non sono io nel torto.

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  4. Questi schemi delle ore canoniche sono esaltanti per chi come me recita il Tridentino pre Pio X, li dovresti proporre più spesso, pur capendo che è più facile a chiederlo che non a farlo. Il giro tra il proprio, comune, e via dicendo è simile alle rubriche 1960 sempre se non scrivo corbellerie. Diciamo che la confusione può nascere sull’impostazione sulla recita del Mattutino. Più che altro per evitare gli "starpazzi". A proposito questo termine veniva usato dalle mie parti, quando il Vescovo scriveva un Decreto contro gli " starpazzi nelle Messe " tanto per ricollegarmi al post in loco pubblicato "Riforma della liturgia e μετάνοια liturgica" ove si mettono in luce le brutte abitudini dei chierici.

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    1. Per le domeniche e le feste maggiori c'è Rubricarius che lo fa su "The Tridentine Rite". Io lo faccio quasi solo per le feste proprie veneziane, anche per far capire come pure i propri locali siano stati barbaramente tagliuzzati sotto Divino Afflatu...

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    2. Toglimi una curiosità ho recitato stasera il mattutino e alla 8° lectio Nocturn III dovevo recitare la benedictio "Quorum festum cólimus, ipsi intercédant pro nobis ad Dóminum" invece della solita, come mai?

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  5. Pardon, mattutino San Michele. Certo non è malaccio il blog che hai indicato.

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    1. Perché, anche se è citata come festa di S. Michele (in quanto anniversario della dedicazione della chiesa di S. Michele sulla via Salaria a Roma), è in realtà la festa di tutte le potenze incorporee.

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  6. Grande, sempre puntuale. Questi particolari minuziosi fanno della lirtugia del Divin Ufficio una ricchezza inestimabile, ogni ora canonica recitata porta ossigeno all'anima. Concetti quasi sconosciuti al circo tradizionalista.

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  7. Mi corregga se sbaglio, in merito ai vari calendari del ben noto sito divinumofficium.
    Quando di parla del Tridentine 1570 si fa riferimento al Breviario propriamente del 1568?
    Quando si parla di Tridentine 1910 si fa riferimento a poco prima delle prime picconate di Pio X al Salterio?
    Le pongo queste domande perché stasera nel 1° Vespro Omnium Sanctorum nei nostri breviari settecentini come inno risulta “Placáre, Christe, sérvulis” presente anche sul Tridentine 1910 del divinumofficium mentre sul Tridentine 1570 si ha “Christ Redémptor ómnium”. Trattasi della riscrittura degli inni da parte di Urbano VIII nel 1648? Mi rendo conto che pur avendo scelto dopo una lunga e meditata riflessione il Salterio Tridentino si vada incontro ad alcuni problemi. Nella speranza che mi sia spiegato. Grazie.

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    1. Esattamente. Nel Breviario del 1568 (indicato da DO come Tridentine 1570) l'inno è "Christe Redemptor omnium", sostituito nel 1644 sotto Urbano VIII da "Placare, Christe, servulis".
      La revisione classicista degli inni di Urbano VIII è sicuramente un problema minore rispetto al grande scandalo del Salterio; in molti casi si tratta di semplici adattamenti che non mutano il significato dell'inno ma lo conformano ai principi isometrici a noi più familiari. In alcuni casi, come quello odierno, tuttavia gli inni sono stati completamente riscritti, e questo è più difficile da comprendere. Certamente, in un'ottica di ricostruire la tradizione romana mettendo da parte tutte le sue vituperazioni, gli inni Urbaniani andrebbero sottoposti a un'accurata indagine. Ritengo però che questo sia un discorso che si potrà affrontare solo dopo aver fatto comprendere la gravità del cambiamento del salterio. Ho conosciuto persone che si lamentavano degli inni urbaniani ma usavano senza problemi il salterio di Pio X, segno di un'errata comprensione delle precedenze dei problemi.

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    2. P.S.: per facilitare il mio lavoro di smistamento dei commenti, e anche favorire eventuali lettori interessati, le chiederei di porre le sue utili domande di questo sull'ultimo post in ordine cronologico, anche se fuori tema.

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