Recentemente, mi sono giunti alcuni messaggi esprimenti preoccupazione per l'aver letto che il Monte Athos avrebbe accettato la vaccinazione contro il Covid-19, pur con tutte le problematiche etiche già più volte da noi trattate e segnalate da diversi esponenti della gerarchia ortodossa, e pure da qualcuno di quella cattolica. Poiché le cose non stanno così, ma tali notizie rientrano in una campagna di disinformazione e condizionamento psicologico di massa che in Grecia prosegue come in Italia, cerchiamo di fare chiarezza.
Sabato 20 marzo, sul noto portale di notizie ecclesiastiche greche Romfea, veniva pubblicata la notizia, in realtà ripresa sine glossa da un articolo apparso sul quotidiano laico Makedonia, che 400 dosi del vaccino Pfizer sarebbero giunte nel Centro di pubblica sanità di Karyes, il principale centro abitato della Sacra Montagna, e ivi sarebbero stati vaccinati 36 monaci e diversi laici che lavorano a Karyes, nel porto di Dafni oppure alle dipendenze dei vari monasteri. Il quotidiano "Makedonia", con il consueto trionfalismo vaccinista della propaganda, annunciava che questo sarebbe il segnale che "Le iniziali riserve, i dinieghi, e persino le teorie complottiste [sic!] di alcuni [monaci] hanno ceduto il passo". L'unico nome rilevante tra questi monaci vaccinati, altrimenti anonimi, è l'igumeno Bartolomeo di Esphigmenou: notare che non si tratta del legittimo igumeno di Esphigmenou, la comunità "resistente" ormai da cinquant'anni isolata e perseguitata dal Patriarcato Ecumenico per aver sospeso la commemorazione liturgica del patriarca in seguito alle sue azioni ecumeniste e costretta a difendersi persino con le molotov dai soprusi della polizia, bensì di quello della "nuova" comunità di Esphigmenou, costituita da Bartolomeo di Costantinopoli col progetto di sostituire quella a lui sgradita, e che tuttavia non è riuscita a prendere possesso del monastero (ancora fortunatamente difeso con i denti dai suoi legittimi monaci), ma di fatto risiede a Karyes.
Lo stesso articolo di "Makedonia" suggeriva che tra i monaci vi fosse "un grande interesse" per il vaccino: pochi giorni dopo, il blog Bio-Orthodoxy, dedicato all'approfondimento (da vari punti di vista) dei rapporti tra Ortodossia e scienza moderna, arrivava a ipotizzare che fossero già state vaccinate oltre 500 persone tra monaci e lavoratori, e quasi 1000 monaci avrebbero espresso il loro interesse a essere vaccinati. La notizia si scontrava tuttavia con un dato palese, ossia il fatto che le dosi di Pfizer arrivate sono solo 400 (sufficienti dunque per 200 persone) e non sono previsti altri arrivi in futuro. Il giorno stesso, peraltro, il blog Romeikò Odoiporikò, ripreso pure dalla popolare agenzia stampa greca Pentapostagma, smentiva tutte queste falsità, e attraverso un'indagine condotta contattando direttamente un numero significativo di padri athoniti, stimava che degli oltre 2000 monaci che abitano la Sacra Montagna, meno di 300 (cioè meno del 15%) hanno dimostrato un qualche interesse alla vaccinazione: questo dato, peraltro, corrisponderebbe al numero di dosi inviate, che evidentemente tenevano conto di un sondaggio simile, seppur non reso noto a priori. Recentemente infatti, Athanasios Martinos, il governatore deputato dallo Stato Greco al Monte Athos, ha dichiarato che l'interesse per il vaccino presso i monaci è decisamente scarso.
A questo smascheramento dei report evidentemente di parte che trasmettevano numeri falsi, si è recentemente aggiunta una scioccante notizia, data dal deputato ellenico Kyriakos Velopoulos, presidente del partito conservatore-tradizionalista d'ispirazione ortodossa "Ellinikì Lysi" (Soluzione Greca), tramite la sua pagina Facebook: "Sul Monte Athos sta avvenendo un'iniquità, ricattano i monaci per farli vaccinare, volenti o nolenti. Vengono minacciati di essere cacciati". Velopoulos afferma di esser stato informato di ciò direttamente da alcuni gherontes athoniti, e che riferirà al più presto in parlamento riguardo questi fatti incresciosi.
Ricordiamo che alcuni degli esponenti di maggior spicco della comunità athonita hanno pubblicamente parlato contro il vaccino anti-Covid: il padre Partenio, igumeno del monastero di San Paolo (del quale è monaco sin dal 1954), durante il pranzo di Natale il 7 gennaio scorso ha dichiarato che non darà a nessuno dei suoi figli spirituali la benedizione per farsi il vaccino; lo ieromonaco Eutimio, della kalyva della Risurrezione entro il complesso abbaziale di Kapsala, sin dallo scorso anno ha messo in guardia i fedeli dai vaccini, per i loro gravi effetti collaterali sul corpo e sull'anima; il gheron Gabriele del kellì di San Cristodulo di Patmo entro il complesso abbaziale di Koutloumousiou; il gheron Paolo dei Vouleftiria (eremitaggi siti in una zona desertica del Monte Athos), MD in Biologia Molecolare e Biomedicina; e molti altri. Durante il sondaggio condotto da Romeikò Odoiporikò, molti monaci hanno espressamente dichiarato: "Mi rifiuto di diventare un porcellino d'india" (la nota cavia domestica, ndr). Altri hanno fatto notare come, su una popolazione generalmente anziana come quella dell'Athos, nondimeno il tasso di contagio è stato relativamente basso, con un numero minimo di ospedalizzazioni e di decessi (in alcuni monasteri, come Karakallou, Dochiariou, Konstamonitou, Zoografou etc., pare di fatto essersi raggiunta un'immunità di gregge naturale). Il monastero di Vatopedi, infine, ha ripetutamente segnalato come il vaccino "Pfizer" sia inappropriato dal punto di vista etico, e ha istituito una propria commissione medica per la valutazione indipendente di alternative.
Le false notizie riportate da portali e quotidiani rientrano in uno schema di delazione e condizionamento psicologico per cui si vorrebbero vincere le giuste resistenze di molti fedeli ortodossi alla vaccinazione facendo loro credere che le loro guide spirituali l'avrebbero accettato.
Contemporaneamente, sul fronte delle altrettanto blasfeme "misure di contenimento", si segnalano le dichiarazioni del Metropolita Serafim di Cerigo, che durante la predica del secondo Vespro compuntivo alla sera della scorsa Domenica dell'Ortodossia (21 marzo) ha dichiarato "nuova iconoclastia" ed eresia contro la santità del Tempio l'opinione espressa da molti che non si possano baciare le icone, o lo si debba fare con la maschera, perché potrebbero trasmettere il virus. Lo stesso è stato recentemente ribadito da una lettera firmata dai gerarchi slovacchi Rastislav, metropolita di Prešov, e Juraj, Arcivescovo di Michalovce e Košice. Nonostante le pressioni del mondo e le infiltrazioni dei traditori, la Chiesa e i suoi gerarchi più coraggiosi lottano strenuamente per la difesa della Tradizione ortodossa contro gli attacchi della "Νέα τάξις πραγμάτων".
Nessun commento:
Posta un commento