lunedì 22 maggio 2017

La processione delle Rogazioni


La Santa Chiesa ha fissato da secoli, per il bene spirituale dei fedeli, tre giorni di lieve penitenza (quasi più di melanconia perché si deve salutare il Salvatore, suggerisce il Gueranger) che precedono la gran festa dell'Ascensione di Nostro Signore, e come tali detti impropriamente "Quaresima dell'Ascensione" oppure "Rogazioni", dal nome di una peculiare supplica che pubblicamente si compie nelle parrocchie in questi giorni. Le Rogazioni sono anche chiamate "Litanie minori", per distinguerle dalle "Litanie maggiori" che si sono tenute a Roma il 25 aprile, soppiantando l'antica festa pagana di propiziazione agricola, gli Ambarvalia.



L'introduzione di questa pratica devozionale si deve tradizionalmente al vescovo di Vienne S. Mamerto, che nel 470 prescrisse tre giorni di penitenza e supplica per ottenere la liberazione dalle numerose calamità, prima tra tutte l'invasione dei germani Burgundi, che affliggevano la Gallia meridionale. In realtà, processioni consimili a quelle stabilite dal vescovo francese si tenevano già a Milano (ma nell'ottava dell'Ascensione), in Spagna (dove il sinodo di Girona del 517 le fissò per l'ottava di Pentecoste) e in altri luoghi della Gallia (stando a Sidone Apollinare); sicuramente, però, a S. Mamerto si deve la codificazione di questo rito e la sua assegnazione al periodo precedente l'Ascensione. La diffusione di questa pratica in tutta la Chiesa gallicana c'è riferita già alla fine del secolo da S. Alcinio e S. Cesario d'Arles, ed è confermata, con l'aggiunta del digiuno obbligatorio, dai Concili di Orleans e Lione (511 e 567) e, successivamente, dai capitolari carolingi. Nei primi secoli, queste processioni erano celebrate con grande solennità e assai sentite dalla popolazione: s'iniziava con l'imposizione delle ceneri e l'aspersione coll'acqua santa, e poi il popolo e il clero della Cattedrale, preceduti dalla Croce, avanzavano a piedi scalzi al canto di antifone e litanie anche per sei ore di fila, prima di giungere alla basilica stazionale dove sarebbe poi stata celebrata la sinassi eucaristica. San Gallo monaco ci racconta che persino l'Imperatore Carlo Magno toglieva i calzari per partecipare a questa processione, e così faceva anche la regina S. Elisabetta d'Ungheria.
Se Germania e Inghilterra presero già nel VII secolo l'uso gallicano, a Roma fu solo Leone III, per influenza carolingia, ad adottarle, nell'anno 801: contestualmente, la Chiesa gallicana, che in quel secolo rinunciò a molti tratti propri in favore del rito romano, prese l'usanza urbana della Processione del giorno di S. Marco. Tuttavia, ancor oggi in Francia si dicono "maggiori" le litanie delle Rogazioni, e "minori" quelle marciane, contrariamente all'uso del resto della Chiesa.
Sicuramente però la Chiesa Romana trovò deprecabile l'uso di digiunare severamente in tempo di Pasqua, e si limitò a prescrivere l'astinenza dalle carni in quei giorni, pratica che poi cadde in disuso nel XVI secolo, riducendosi al solo digiuno (completo, però) la vigilia dell'Ascensione: in tal modo risulta più vicino alla tradizione greca, la quale invece, oltre a non imporne d'aggiuntivi, addirittura mitiga con alcune licenze il consueto digiuno del mercoledì, in questa settimana.
Nella Chiesa ambrosiana si celebrano ancor oggi con particolare rigore i giorni delle Rogazioni, giacché S. Carlo Borromeo volle ritornare all'antico zelo gallicano, imponendo digiuni (che egli stesso onorava a pane ed acqua) e officiando processioni che duravano dall'alba sino all'ora nona, e in tre giorni coprivano l'intero territorio milanese. Pur plaudendo la devozione del popolo di Milano, la Chiesa trovò prudente, nel rispetto dell'allegrezza pasquale, imporre agli Ambrosiani di spostare il digiuno alla settimana nell'ottava dell'Ascensione, secondo quello che era probabilmente il costume della città già nel V secolo.

Nella Chiesa Romana oggi la processione delle Rogazioni si svolge secondo il modello delle Litanie Maggiori, ossia con il canto delle Litanie dei Santi e le preghiere e suppliche correlate, al termine della quale si svolge la Messa stazionale (il lunedì a S. Maria Maggiore, il martedì a S. Giovanni in Laterano e il mercoledì a S. Pietro), durante la quale, celebrata in viola e col cero pasquale spento, non già per indicare penitenza, ma per prepararsi alla separazione dallo Sposo che presto salirà al cielo, si legge un brano di S. Giacomo sull'indispensabilità della pubblica supplicazione per stornare da noi i flagelli naturali e ottenere il perdono dei peccati, e poi l'Evangelo di S. Luca in cui si trova la bella frase sulla preghiera Quaerite et invenietis pulsate et aperietur vobis, la quale ci dovrebbe invitare a moltiplicare le orazioni per le nostre necessità, considerando come il Padre ben volentieri esaudisca i suoi figli diletti. Alcuni teologi definivano la preghiera come "la chiave d'oro pel cuore di Dio".

Siccome è scritto nell'Epistola della Messa, le suppliche delle Rogazioni hanno due principali scopi: ottenere la remissione delle colpe, per noi e per i fratelli traviati pei quali intercediamo, e propiziare il cielo per il raccolto venturo, così come Elia profeta aveva lungamente pregato e ottenuto una pioggia ristoratrice.
La processione si svolge in ogni parrocchia, ma specialmente in quelle di campagna (in quelle urbane, generalmente si attende tutti alla processione organizzata dal Duomo o dalla Cattedrale, la quale solitamente tocca tutte le varie circoscrizioni cittadine), e secondo la tradizione parte all'alba dalla Chiesa, per giungere ogni giorno in un luogo diverso, segnalato da un capitello o da un'edicola votiva, snodandosi nel suo percorso per tutto il territorio parrocchiale. Il corteo, che vede generalmente grande partecipazione, è guidato dalle Confraternite con le loro insegne, cui seguono il clero, il sacerdote celebrante in piviale violaceo, donne, bambini e uomini. Durante il cammino vengono cantate le invocazioni litaniche ai Santi; una volta giunti al punto prestabilito, il chierico innalza la Croce verso i quattro punti cardinali e intona le invocazioni del Libera nos Domine, pronuncia le orazioni di benedizione dei campi e li asperge coll'acqua benedetta nei quattro punti cardinali; raggiunta nuovamente la Chiesa al canto dell'ektenia, ha luogo la Liturgia Eucaristica.
L'uso di rivolgere la Croce ai quattro punti cardinali ha origini molto antiche e comuni a diverse realtà ecclesiali: nella tradizione greco-slava si fa ad ogni processione votiva, aspergendo coll'acqua benedetta, mentre in quella armena si fa con specifiche preghiere la Domenica delle Palme, nel rito della benedizione dei campi dei quattro angoli del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento